martedì, dicembre 27, 2011

Spuntano come funghi i radar anti-migranti (di Antonio Mazzeo)

Spuntano come funghi gli impianti radar. Siamo certi, però, che sono installazioni atte a monitorare gli sbarchi dei migranti? Che senso hanno strutture militari del genere in regioni lontane da quelle isole a sud della Sicilia dove approdano quasi tutti i profughi? Guardiamo oltre le apparenze, oltre le dichiarazioni ufficiali: i radar sono funzionali probabilmente ad uno scopo che i più non riescono neppure ad immaginare. Anche H.A.A.R.P. in fondo persegue, tra gli altri, lo stesso occulto obiettivo...

Le fiamme gialle prima azzerano, poi raddoppiano ed adesso triplicano i radar di produzione israeliana da installare in Italia per impedire gli sbarchi dei migranti. Preoccupate di vedere ancora una volta non riconosciute le proprie ragioni dal T.A.R. della Sardegna, hanno dato mandato all’Avvocatura dello stato di depositare un atto alla cancelleria del Tribunale di Cagliari con cui si ufficializza la rinuncia alla realizzazione dei radar a Tresnuraghes ed a Capo Sperone (Sant’Antioco) e di conseguenza il ritiro dal procedimento scaturito dal ricorso degli ambientalisti e dell’amministrazione locale. Nell’ottobre scorso, i giudici avevano ordinato la sospensione dei lavori di realizzazione degli impianti di sorveglianza previsti dalla Guardia di finanza nella costa occidentale dell’isola, a salvaguardia dei diritti fondamentali alla salute ed alla salubrità dell’ambiente.

“Per motivi sopravvenuti, anche connessi alle manifestazioni di protesta delle popolazioni e all’intervenuta perdita nelle more del giudizio dei previsti finanziamenti, le amministrazioni sono addivenute alla decisione, pur nella motivata fiducia che i ricorsi avrebbero dovuto essere dichiarati irricevibili, di non coltivare ulteriormente il disegno di installare l’apparato nel sito per cui è causa”, si legge nella memoria depositata dall’Avvocatura. Scontato il ritiro delle Fiamme gialle anche dal contenzioso relativo al radar anti-migranti di Capo Pecora (Fluminimaggiore), su cui il T.A.R. si dovrebbe pronunciare in udienza pubblica il prossimo 25 gennaio. I No Radar sardi ritengono che nei prossimi giorni sarà pure formalizzato dai militari il dietro front dal quarto sito prescelto, l’Argentiera, nel comune di Sassari.

La Guardia di finanza ha fatto tuttavia sapere di non aver cancellato la rete di sorveglianza radar, ma di avere solo dirottato i quattro impianti della Sardegna nei siti militari di Capo Sant’Elia a Cagliari, Capo Sandalo a Carloforte, Capo San Marco a Oristano e Capo Caccia ad Alghero. Ciò le consentirebbe di glissare i pronunciamenti del T.A.R. e prevenire nuove azioni di blocco dei cantieri da parte delle popolazioni e delle amministrazioni locali. Se poi gli impianti radar venissero classificati come opere militari e/o d’interesse strategico, si potrebbe sperare di accelerare gli itinera realizzativi e di ridurre all’osso i pareri e le autorizzazioni ambientali. Modalità operative che non trovano il consenso delle associazioni ambientaliste e dei comitati che si oppongono alle pericolose emissioni elettromagnetiche dei radar e alle politiche di contrasto militare dei flussi migratori nel Mediterraneo.

“La rinuncia della Guardia di finanza ad installare i radar nei promontori di Capo Sperone, Capo Pecora, Ischia Ruja e Argentiera rappresenta un importante risultato per i Comitati della Sardegna”, afferma Italia Nostra che con i suoi ricorsi aveva ottenuto la sospensione dei lavori. “Di fronte ad un'eventuale ulteriore sentenza sfavorevole, la Guardia di finanza sceglie di ritirarsi di buon grado e di individuare altri siti, vecchi fari della Marina militare per i quali le Amministrazioni locali hanno progettato il recupero finalizzato ad un riutilizzo pubblico del bene. Questi fari, ubicati lungo la costa occidentale della Sardegna, sovrastano promontori che possiedono le stesse caratteristiche ambientali e paesaggistiche di quelli individuati in precedenza”.

“Considerati i costi di installazione dei radar della Guardia di finanza e di acquisto di quelli della Guardia costiera, si risparmierebbero oltre 400 milioni di euro se si decidesse di rinunciare ad essi”, prosegue Italia Nostra. “È bene ricordare che abbiamo presentato qualche mese fa una denuncia alle Procure della Repubblica competenti con la quale si evidenziavano le numerose “anomalie” riscontrate nell’iter procedurale di rilascio delle autorizzazioni ed i veri e propri abusi causati dall’apertura dei cantieri. Continueremo l’impegno ambientale assieme ai cittadini e agli amministratori delle altre località interessate dai nuovi insediamenti. Tre di questi siti dovranno addirittura ospitare i radar VTS della Guardia costiera con le conseguenze negative dovute alla somma delle emissioni elettromagnetiche degli apparati”.

La collera dei NoRadar è cresciuta dopo la pubblicazione di una missiva del comandante generale della Guardia di finanza, Michele Adinolfi, inviata il giorno 1 luglio scorso allo Stato maggiore della Marina militare, al Comando delle Capitanerie di porto ed al Ministero dell’interno. Nel richiedere la “concessione di ospitalità presso siti in uso alla Marina militare ed alle Capitanerie di porto”, il comando delle Fiamme gialle rivela, infatti, che sono ben diciassette i radar di profondità israeliani (modello EL/M-2226 ACSR) destinati ad essere piazzati in buona parte d’Italia.

“Il progetto della rete radar costiera muove da concrete esigenze operative inserite in un più ampio disegno, condiviso dal Ministero dell’Interno, volto ad incrementare ed affinare gli strumenti di prevenzione e contrasto ai fenomeni illeciti perpetrati via mare ed all’immigrazione clandestina”, scrive il generale Adinolfi. “Il programma prevede la dislocazione di 17 postazioni, grazie a risorse resesi disponibili dalle fonti del Programma Operativo Nazionale Sicurezza per lo Sviluppo Obiettivo Convergenza 2007-2013 e del Fondo per le Frontiere Esterne del Programma Quadro sulla Solidarietà e Gestione dei Flussi Migratori. Sette sono state già collocate a Lampedusa (Ag), Bovo Marina (Ag), Portulisse (Rg), Punta Stilo (Rc), Isola Capo Rizzuto (Kr), Arma di Taggia (Im) e Brancaleone (Rc – in corso di ultimazione). Quattro devono essere installati in siti da individuare nelle regioni Veneto, Marche, Abruzzo e nord della Puglia [vengono proposti in calce Chioggia (Ro), Monte Pedaso (An), Ancona zona portuale, Punta Penna (Pe), Vieste (Fg) - N.d.A.]. Sei dovranno essere installate in Sardegna, Sicilia, sud della Puglia in siti diversi da quelli precedentemente individuati per problematiche insorte in sede locale”.

Il Capo di Stato maggiore della Guardia di finanza lamenta poi come le “criticità emerse in fase d’installazione” dei radar siano riconducibili “a manifestazioni di protesta delle popolazioni locali le cui preoccupazioni, essenzialmente, connesse ai possibili effetti nocivi prodotti dalle onde elettromagnetiche, all’impatto ambientale e paesaggistico dei tralicci che, pur essendo infondate, hanno di fatto reso difficoltoso, se non impedito in alcuni casi, la realizzazione delle opere”.

“Dette criticità sono acuite dalle conseguenze sul piano finanziario, in quanto le installazioni sono soggette ad una specifica tempistica di attuazione che, se non rispettata, può comportare, in tutto o in parte, il definanziamento. Tale rischio è stato evitato per i quattro radar destinati alla sorveglianza della Sardegna occidentale con i fondi che si renderanno disponibili nelle annualità future, mentre è avvertito per i due siti di Gagliano del Capo (Le) e Capo Murro di Porco (Sr), per i quali è stato richiesto al Ministero dell’Interno di ridefinire il termine ultimo per il collaudo e la certificazione della spesa, previsto inizialmente per il mese di marzo u.s. – al mese di dicembre 2011”.

Anche nel caso di questi due ultimi impianti, le Fiamme gialle hanno preferito individuare sedi diverse all’interno di aree militari, dopo il pressing di ministri e viceministri preoccupati di risparmiare il proprio bacino elettorale dai bombardamenti elettromagnetici.

Per Capo Murro di Porco, la nota della Guardia di finanza accenna ad “un’apposita riunione con le Autorità locali”, indetta dall’(ex) Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo (siracusana), nel corso della quale s’individuavano in prima battuta due possibili alternative, il vicino faro di Capo Murro di Porco in uso alla Capitaneria ed il faro di Santa Panagia, sempre a Siracusa. La scelta definitiva, qualche mese dopo, è, invece, ricaduta sulla ex base di telecomunicazioni della Marina militare di Palombara, nei pressi dell’abitato di Melilli, una delle aree a più alto rischio ambientale del Mediterraneo.

“A seguito di una riunione presso al Prefettura di Lecce, alla presenza del Sottosegretario al Ministero dell’Interno, Alfredo Mantovano” (nativo di Lecce), veniva, invece, valutato di trasferire il radar di Gagliano del Capo a Santa Maria di Leuca (Le) presso la locale stazione della Marina militare. Il 10 giugno 2011, in particolare, “aveva luogo un sopralluogo al sito per verificare la compatibilità elettromagnetica dei sistemi forniti alla Guardia di finanza dalla Almaviva Italia S.p.a. e di quelli ivi già in uso, installati dalla Selex Sistemi Integrati”.

Sempre secondo la nota del generale Adinolfi, i radar “sono di produzione dell’azienda israeliana Elta Systems LTD” e “sono commercializzati da AlmavivA S.p.a. di Roma”, la società che ha ottenuto dalla Guardia di finanza l’appalto milionario per la loro installazione, senza l’indizione e la pubblicazione del bando di gara con la motivazione che “i lavori e i servizi possono essere forniti unicamente da una determinata fornitrice, la AlmavivA S.p.a., che possiede le prescrizioni di natura tecnica ed i diritti esclusivi dei materiali”. AlmavivA è una società controllata da un originale mix di azionisti: la famiglia Tripi, il Gruppo General Electric, la Rai - Radio Televisione Italiana, la Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana, la C.I.A.

Confederazione Italiana Agricoltori e le Assicurazioni Generali. A differenza delle Fiamme gialle, AlmavivA sembra ancora volersi costituire in giudizio davanti al T.A.R. di Cagliari ed ha presentato una relazione tecnica del professore Gaspare Galati (ordinario di Teoria e tecnica radar dell’Università di Tor Vergata, Roma), secondo cui le emissioni elettromagnetiche dei radar di Elta Systems sono quasi pari allo zero. Per la cronaca, il professore Gaspari Galati ha lavorato dal 1970 al 1986 presso la Direzione ricerche ed il Servizio analisi di base e calcolo scientifico della società Selenia S.p.a. (ora Alenia-Finmeccanica), “nella prima come analista-sistemista radar e poi come responsabile del reparto di Analisi dei Sistemi”. Negli stessi anni, Galati veniva pure designato “rappresentante italiano presso il gruppo di lavoro della N.A.T.O. (N.I.A.G.)”.

“Le considerazioni depositate dalla società romana sono assolutamente contrastanti con i dati rilevati dall’A.R.P.A .Sardegna, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, e dalle stesse precedenti relazioni prodotte da AlmavivA”, ricorda Graziano Bullegas di Italia Nostra. Intanto in Sardegna, Puglia e Sicilia ci si prepara per il secondo round della campagna NoRadar.

lunedì, dicembre 26, 2011

L’industria del dolore

Il periodo natalizio si presta alla generosità più indotta che spontanea. Spronate da mille appelli, anche le persone più parsimoniose, si lasciano convincere a donare qualche euro per i bisognosi, i malati, i derelitti. Se non è la televisione, con il famigerato "Telethont" e le richieste di denaro durante le trasmissioni, introdotte in maniera proditoria in tutti gli interstizi possibili ed immaginabili, sono i questuanti per strada che offrono spille, gagliardetti, libercoli…, purché si elargisca una somma a favore degli sventurati di turno.

Pensare che l’un per cento del denaro così raccolto sia destinato veramente a chi ne ha bisogno, a cause nobili, richiede una fervida fantasia nonché capacità di autoinganno. Da lustri quei furfanti di "Telethont" ammassano milioni di euro per compiere una ricerca che è più fallimentare della queste del Graal. Gli ingenti capitali spillati hanno arricchito ricchi luminari, le cui faraoniche e costosissime cliniche sono state costruite con fondi carpiti agli ingenui. Il risultato? Migliaia di cavie seviziate ed uccise per sperimentare letali farmaci e nefasti metodi “terapeutici”.

Laici e cattolici si stringono la mano, tutti insieme appassionatamente. Senza verecondia alcuna, le associazioni dalle sigle più improbabili mostrano, in messaggi strappalacrime, bimbi denutriti, infermi, mutilati pur di far presa sul senso di colpa del cittadino medio, in modo da persuaderlo ad aprire il portafoglio. E’ stata creata un’efficiente “industria del dolore” con cui si riesce anche a sciogliere anche il glaciale Scrooge di dickensiana memoria. La pubblicità è l’anima (nera) del commercio: ecco allora tutto un pullulare di spot, congegnati con le strategie più scaltrite della retorica e della programmazione neuro-linguistica.

Come se non bastassero le ormai storiche campagne a beneficio dei pargoli africani per i quali, nel migliore dei casi, vengono acquistati dei vaccini utili a stroncarli umanamente prima che muoiano di inedia, i genii del male si sono inventati terremoti ed alluvioni artificiali, così che i giornalisti si sono trasformati nelle dame di San Vincenzo. Che bontà, che altruismo! Dona di qua, dona di là, beneficenza a destra e a manca. I pingui mendicanti rimpinguano sempre più il loro bottino, mentre i problemi non vengono mai né affrontati né risolti: chi potrebbe poi speculare, se si debellasse veramente una patologia o se si migliorassero le condizioni di vita degli indigenti? La miseria, le guerre, le malattie sono una fonte inesauribile di ricchezza, sono il paese del Bengodi per i potenti ed i loro accoliti. Non esiste attività più redditizia di quella basata sulla sofferenza e sul suo indotto.



Di fronte a codesta vergognosa ed ipocrita cerca, il peccato di avarizia diventa la virtù per eccellenza: “Cortesia fu a loro esser... avari”.

Al melodramma dolciastro, a base di lacrime finte e di pietose richieste, partecipa da qualche mese pure Fichipedia, la famigerata enciclopedia della Rete. Esibendo in capo a ciascun lemma il patetico ritratto di un estensore, Fichipedia ha cominciato a piatire per impetrare donazioni. Così è tutto un coro di lai, di penose implorazioni, di preci biascicate. Non bastano più i doviziosi contributi dei servizi ai servizievoli pennivendoli: bisogna riconoscere, però, che trascorrere intere giornate a manipolare contenuti, a censurare, a tagliare ed a ricucire è incombenza che va remunerata lautamente.

Anche gli esperti del C.I.C.A.P. devono ricevere il loro guiderdone per le loro spassionate indagini sui temi più disparati. Qualcuno dovrà pure acquistare a Simone Angioni “Il piccolo chimico” per i suoi esperimenti. A Marco Morocutti bisogna regalare il primo fascicolo del corso per corrispondenza della “Scuola Radio Elettra”, a Francesco Grassi l’intera collezione di U.F.O.-robot, a Massimo Polidoro un cucchiaino nuovo, a Paolo Attivissimo un abecedario con le figure da colorare.

Al C.I.C.A.P. può essere destinato il 5 per mille: non permettiamo che un’istituzione culturale tanto gloriosa sia abbandonata a sé stessa. E’ un patrimonio dell’U.N.E.S.C.O. da tutelare e valorizzare.

Quelli del Comitato paranormale, a differenza degli altri pezzenti, sono sinceri: non hanno alcun bisogno di fingere che sono degli sciagurati. Avete visto quanto è pallido e smunto Attivissimo? Non siate spilorci: racimoliamo un po’ di soldi per acquistargli qualche confezione di latte condensa... to.


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sabato, dicembre 17, 2011

La scomparsa del denaro contante

Il mortale governo Monti, con la recente manovra economica, tra le altre cose, ha stabilito un limite pari a mille euro per i pagamenti in contante.

Come sempre, l’esecrando sistema ricorre a vari stratagemmi per attuare il suo programma il cui obiettivo finale è l’introduzione di una moneta elettronica con cui asservire e controllare tutti i “cittadini”. Naturalmente la gradualità delle azioni consente di assuefare l’opinione pubblica affinché essa accetti iniziative che se, proposte o imposte ex abrupto, sarrebbero rifiutate. Così, con il pretesto di combattere l’evasione fiscale, attraverso la tracciabilità delle operazioni, è stato ulteriormente abbassato il tetto per l’uso del denaro liquido. Ormai a maneggiare somme piuttosto consistenti di pecunia sonante sono per lo più pensionati, benzinai ed ambulanti.

Oggi per un lestofante è più vantaggioso rapinare un benzinaio che una banca. Dunque attendiamoci, secondo il classico schema triadico (problema – reazione – risoluzione) aggressioni e rapine a danno delle succitate categorie in modo che, amplificati questi episodi di cronaca nera dai media del regime, la gente si convinca che è necessario adottare la moneta digitale per evitare ogni rischio. Dalla carta di credito, anzi, di debito, si passerà al microprocessore sottocutaneo che fungerà da mezzo per l’identificazione, l’archiviazione dei dati personali e da strumento per la compravendita.

Di questo passo, una mattina ci sveglieremo nel Nuovo ordine mondiale, un incubo materializzatosi con il nostro silenzio-assenso.

Articolo correlato: Teramo, benzinaio aggredito e rapinato, 2011

martedì, dicembre 13, 2011

La medicina del futuro: la realtà nascosta della malattia

Se da più parti si comincia ormai ad ammettere che la causa di molte patologie possa ricercarsi in uno stress vissuto dal paziente, sembra, però, ancora sconosciuto alla medicina tradizionale il meccanismo che lega l’evento emotivo destabilizzante e l’apparizione del sintomo.

Senza la conoscenza di questo meccanismo e della simbologia delle varie strutture del corpo umano, è assai difficile aiutare il paziente e purtroppo tale sapere non viene solo dagli studi intrapresi, che sono peraltro importanti, ma è acquisito con l’esperienza e con l’ascolto attento delle sofferenze d’innumerevoli pazienti. Bisogna tener presente che ogni individuo è un essere unico con una storia e delle esperienze emotive che appartengono solo a lui ed è dunque pericoloso generalizzare ed incasellare, senza tener conto di tutte le sfumature che appartengono alla storia di ciascuno.

L'autore: Giorgio Mambretti

Dopo gli sudi di agopuntura e osteopatia, a seguito di una diagnosi senza speranza, si è orientato verso una “nuova medicina” che ha esposto nel suo precedente libro “La medicina sottosopra – E se Hamer avesse ragione?!” In questo secondo volume. l’autore ha proseguito il suo lavoro che è frutto, non solo di anni di studi, ma soprattutto di innumerevoli ore di ascolto dei pazienti e di riflessioni sulle loro storie.

Il libro è pubblicato da Uno editori


giovedì, dicembre 08, 2011

Il NO del Politecnico di Torino al MUOStro di Niscemi (di Antonio Mazzeo)

La stazione di telecomunicazioni MUOS (Mobile User Objective System) comporta gravi rischi per la popolazione e per l’ambiente tali da impedirne la realizzazione in aree densamente popolate, come quella adiacente la cittadina di Niscemi (Caltanissetta). Ad affermarlo sono Massimo Zucchetti, professore ordinario di Impianti Nucleari del Politecnico di Torino e research affiliate del Massachusetts Institute of Technology (USA) e Massimo Coraddu, consulente esterno del dipartimento di Energetica del Politecnico ed ex ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).

I due studiosi hanno analizzato i possibili rischi per la salute della popolazione dovuti all’irraggiamento diretto del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare USA, e i danni che le emissioni possono provocare all’ambiente circostante. I risultati, estremamente inquietanti, sono contenuti in un report consegnato qualche giorno fa all’amministrazione comunale di Niscemi. Il sindaco, Giovanni Di Martino, lo ha immediatamente inviato al presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, chiedendogli di sospendere l’autorizzazione concessa per installare il terminale MUOS all’interno della zona naturalistica protetta “Sughereta di Niscemi”, inserita nella rete Natura 2000 come sito di interesse comunitario (SIC ITA05007). La Regione aveva autorizzato i lavori l’1 giugno scorso, basandosi su una sommaria certificazione della sostenibilità ambientale del MUOS da parte della facoltà d’Ingegneria dell’Università di Palermo. Ma per il Politecnico di Torino, i rischi delle antenne satellitari “sono stati sottovalutati, o del tutto ignorati” dai docenti siciliani (gli ingegneri Luigi Zanforlin e Patrizia Livreri) e dagli “esperti” nominati dalle forze armate statunitensi.

Secondo i dati tecnici forniti dalle autorità militari, il sistema di telecomunicazione MUOS consiste in tre grandi antenne paraboliche (due continuativamente funzionanti e una di riserva) per le trasmissioni in banda Ka verso i satelliti geostazionari, più due trasmettitori elicoidali in banda UHF, per il posizionamento geografico. Le antenne paraboliche di 18,4 metri di diametro hanno frequenze di trasmissione di 30-31 GHz e 20-21 GHz di ricezione; la potenza è di 1600 W, mentre l’altezza del centro radiante rispetto al suolo è di 11,2 metri. Le frequenze di trasmissione e ricezione delle antenne elicoidali (4 metri di lunghezza e 33 cm di diametro) vanno da i 240 ai 315 MHz, la potenza è di 105 W, mentre l’altezza del centro radiante è di 3,7 metri. “Si tratta di informazioni assai carenti”, affermano gli studiosi del Politecnico. “In nessuna delle relazioni note sono indicati per le due tipologie di antenne il tipo di trasmissione (se a onda continua o impulsata e l’eventuale forma dell’impulso). Nel caso delle grandi antenne paraboliche non è poi indicato il diagramma polare completo, con esatta localizzazione dei lobi”.

“Incompleti e affetti da innumerevoli incongruenze” sono pure i dati relativi alle emissioni del sistema MUOS e quelli riferiti ai rischi associati all’eventuale realizzazione della stazione di trasmissione. Nel loro studio, i professori Zucchetti e Coraddu segnalano che nel caso dei trasmettitori con antenna parabolica, “la maggior parte dell’energia radiante emessa è concentrata in uno stretto fascio principale, con un’apertura angolare di qualche decimo di grado, che in condizioni normali di funzionamento è puntato verso il cielo con una inclinazione minima rispetto all’orizzonte di soli 17°”. Date le caratteristiche di questi sistemi, il “limite di attenzione” per le esposizioni prolungate deve essere calcolato in un raggio di 1,13 Km dai trasmettitori, mentre il “limite del valore per la compatibilità elettromagnetica” raggiunge i 6,9 Km. L’abitato di Niscemi si trova però a distanze comprese tra 1 e 6 Km rispetto le parabole del MUOS e dunque interamente nella zona di campo vicino delle antenne. “La realizzazione del MUOS potrebbe portare dunque a un incremento medio dell’intensità del campo in prossimità delle abitazioni più vicine pari a qualche V/m rispetto al livello esistente, con la possibilità del verificarsi di punti caldi, con un incremento del campo nettamente superiore”, scrivono i due ricercatori.

In conseguenza sono assai gravi i rischi per la salute umana generati dalle microonde delle antenne. “Si tratta di effetti acuti, legati a esposizioni brevi, a campi di elevata intensità; e di effetti dovuti a esposizioni prolungate a campi di intensità inferiore”, spiegano Zucchetti e Coraddu. “I primi sono essenzialmente legati all’esposizione diretta al fascio principale emesso dalle parabole MUOS, che può avvenire in seguito a un malfunzionamento o a un errore di puntamento. Ciò può provocare danni gravi e permanenti alle persone accidentalmente esposte a distanze inferiori ai 20 Km., e ciò significa che l’eventualità di una esposizione diretta al fascio riguarda l’intera popolazione di Niscemi e va considerata come il peggiore incidente possibile”. I danni più frequentemente riportati sono dovuti all’ipertermia con conseguente necrosi dei tessuti e l’organo più esposto è l’occhio (cataratta indotta da esposizione a radiofrequenze o a microonde). “Le persone irraggiate accidentalmente potrebbero subire danni gravi e irreversibili anche per brevi esposizioni”, aggiungono gli studiosi.

Per il Politecnico di Torino, la realizzazione del sistema MUOS “incrementerà necessariamente le emissioni esistenti” a Niscemi. “Nel valutare gli effetti dovuti a esposizioni prolungate occorre tener conto che l’abitato già ora è investito dalle emissioni prodotte dalla stazione Naval Radio Transmitter Facility (NRTF), in una misura superiore ai limiti di sicurezza previsti dalla legislazione italiana”. Il sito prescelto per il terminale terrestre del nuovo sistema satellitare si trova infatti all’interno di uno dei maggiori centri di telecomunicazioni della US Navy nel Mediterraneo, attivo da più di vent’anni e caratterizzato da intenso elettromagnetismo. Nella stazione sorgono 41 antenne radiatori verticali, 27 delle quali attualmente in funzione, operanti nella banda HF (High Frequency, frequenza 3-30 MHz e lunghezza d’onda 10-100 mt), per le comunicazioni di superficie; più un’antenna in banda LF (Low Frequency, frequenza 43 KHz e lunghezza d’onda di 6,98 Km), per le comunicazioni sotto la superficie del mare. “Le rilevazioni delle emissioni elettromagnetiche generate dalla stazione NRTF – scrivono Zucchetti e Coraddu - effettuate dall’ARPA Sicilia con strumentazione e procedure non del tutto adeguate, in un periodo compreso tra il dicembre 2008 e l’aprile 2010, hanno evidenziato un sicuro raggiungimento dei limiti di sicurezza per la popolazione ed anzi un loro probabile superamento”.

Per gli studiosi, la situazione reale delle emissioni elettromagnetiche sarebbe ancora peggiore di quella evidenziata dall’agenzia siciliana per la protezione dell’ambiente. “I misuratori utilizzati dall’ARPA (centraline PMM 8055S, banda passante 100 Khz - 3 GHz in modalità Wide Band, 100 KHz-860 MHz in modalità Low Band) non sono sensibili alle emissioni dell’antenna in banda LF alla frequenza di 43 Khz (quasi 7 Km di lunghezza d’onda)”, scrivono Zucchetti e Coraddu. “La potenza di picco del trasmettitore VERDIN (VLF Digital Information Network per le comunicazioni con i sommergibili in immersione) dell’NRTF di Niscemi, può variare infatti da 500 a 2000 KW. Valori estremamente elevati che non consentono certo di trascurare o sottostimare sistematicamente questa componente nella valutazione complessiva”.

Sempre secondo i due ricercatori, le misurazioni dell’agenzia siciliana per l’ambiente non sarebbero state “neppure del tutto conformi” alla procedura prevista dalla legislazione che prevede di effettuare le rilevazioni quando tutte le sorgenti siano in funzione alla potenza massima. Ciò non è stato possibile a Niscemi dato che quasi la metà delle antenne, come ammesso dalle autorità militari USA, erano spente al momento delle rilevazioni.

“L’incremento del livello di campo emesso nella stazione NRTF con l’entrata in funzione dei trasmettitori del MUOS avrà come conseguenza un incremento di rischio, per la popolazione residente nella zona, di contrarre vari tipi di disturbi e malattie, tra cui alcuni tumori del sistema emolinfatico, come evidenziato in numerosi studi epidemiologici”, affermano Zucchetti e Coraddu. A ciò si aggiungeranno tutta una serie di effetti negativi sull’ambiente circostante, del tutto trascurati dalle valutazioni della facoltà d’Ingegneria di Palermo e dai tecnici statunitensi. “La stazione del sistema satellitare è stata progettata all’interno di un’area protetta e occorre quindi valutare le conseguenze dell’irraggiamento sulle specie tutelate. Si può evidenziare un rischio elevato per l’esposizione degli uccelli al fascio principale emesso dalle antenne paraboliche, che può risultare anche fatale, in quanto essi hanno una maggiore vulnerabilità agli effetti acuti delle microonde rispetto agli esseri umani”. Altri esseri viventi fortemente vulnerabili alle microonde sono gli insetti impollinatori, le api in particolare, che vengono disturbate da livelli di campo dell’ordine di -1 V/m. “I disturbi indotti dalle microonde impediscono alle api di sciamare regolarmente e costruire il nido, portando così a una grave riduzione della popolazione, con ripercussioni a catena sulla flora e sull’intera catena alimentare”, scrivono i due ricercatori.

“Per un principio di salvaguardia della salute della popolazione e dell’ambiente - concludono Zucchetti e Coraddu - non dovrebbe essere permessa alcuna installazione di ulteriori sorgenti di campi elettromagnetici presso la stazione NRTF di Niscemi, e anzi occorre approfondire lo studio delle emissioni già esistenti e pianificarne una rapida riduzione, secondo la procedura a conformità prevista dalla legislazione italiana”. Una copia del rapporto del Politecnico di Torino sul pericolo MUOS sarebbe già sul tavolo del neo ministro dell’Ambiente. I tempi stringono. Le antenne potrebbero essere montate già nei prossimi giorni…

mercoledì, novembre 30, 2011

Traffico a targhe alterne, ma il problema non è costituito dalle auto

TRAFFICO A TARGHE ALTERNE, MA IL PROBLEMA NON E' COSTITUITO DALLE AUTO, MA DAL TOSSICO BIOSSIDO DI ZOLFO, DIFFUSO SCIENTEMENTE CON GLI AEREI DELLA MORTE!

Il biossido di zolfo, o anidride solforosa (SO2), è un gas dall’odore pungente, la cui presenza in atmosfera deriva dalla combustione di prodotti organici di origine fossile contenenti zolfo, quali carbone, petrolio e derivati.

In natura l’anidride solforosa viene immessa in atmosfera a seguito delle eruzioni vulcaniche, mentre le principali sorgenti antropiche sono costituite dagli impianti per il riscaldamento e la produzione di energia alimentati a gasolio, carbone e oli combustibili. Il traffico contribuisce alle emissioni complessive di biossido di zolfo solo in minima parte.

L’esposizione a SO2 - che peraltro è un inquinante caratterizzato da una soglia di percezione molto bassa - provoca nell’uomo irritazione e lesione al tratto superiore dell’apparato respiratorio ed aumenta la predisposizione ad episodi infettivi acuti e cronici (tracheiti, bronchiti etc.). I danni alla vegetazione (maculatura fogliare ed arresto della crescita) ed ai materiali (corrosione) sono dovuti essenzialmente alla partecipazione di questo inquinante nella formazione delle cosiddette “piogge acide”.

Caratteristica tipica del biossido di zolfo è la formazione di nebbie, causate dalla sua trasformazione, per via della luce solare, in acido solforico.

Dite al Vostro Sindaco che blocca il traffico ed introduce le targhe alterne: "Sei un coglione!"

martedì, novembre 08, 2011

Elettrosmog: il governo alza i limiti (articolo di Giuliano Foschini)

Il governo di mentecatti, presieduto dal fantoccio sottodimensionato della feccia satanista, Silvio Berlusconi, con il cosiddetto “decreto sviluppo” ha varato una norma che è una grave minaccia per la già precaria salute degli Italiani. Con il pretesto di favorire nuovi e più efficienti sistemi per le comunicazioni telefoniche e radio-televisive, è stata innalzata la soglia delle emissioni elettromagnetiche con cui irradiare la popolazione con il fine non dichiarato di causare tumori. Definire “criminali” i governanti non è un eufemismo: è un complimento.

Ventimila antenne in arrivo nelle città. Blitz del governo nel decreto “sviluppo” (sic) dello scorso ottobre. Ora la popolazione sarà esposta ad emissioni di gran lunga superiori nelle ore diurne. La denuncia in due documenti firmati da A.R.P.A. ed I.S.P.R.A.


In Italia, tra qualche mese, si potrà navigare sempre più veloce con i cellulari, ma potrebbe essere più facile ammalarsi di cancro. A denunciarlo sono i presidenti di tutte le A.R.P.A. (Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente) e l'I.S.P.R.A. (l'Istituto superiore per la ricerca ambientale) con due documenti durissimi recapitati nei giorni scorsi al governo Berlusconi. Nel decreto "sviluppo" dell'ottobre scorso, l'esecutivo ha modificato la legge sull'elettromagnetismo, arrivando ad innalzare fino al 70 per cento gli attuali limiti per gli impianti di telefonia mobile.

Con la nuova normativa, i valori di attenzione (in Italia il limite è di 6 volt per metro) sono da considerare soltanto all'interno degli edifici. "In questa maniera - spiega Giorgio Assennato, presidente dell'AssA.R.P.A., l'associazione delle A.R.P.A. italiane - se ne esclude l'applicabilità su tutte le aree di pertinenza esterne delle abitazioni, come i balconi, terrazzi, giardini e cortili". Questo può comportare un'invasione di antenne, tanto che gli esperti ritengono che, nel giro di due anni, verranno montati dai 15mila ai 20mila nuovi impianti.

La nuova norma cambia anche gli obiettivi di qualità: verrà valutata una media statistica giornaliera, mentre ieri si prendevano a campione i sei minuti a massima potenza. "Poiché di notte la potenza è notevolmente ridotta - dice Assennato - la nuova disposizione permette che la popolazione nelle ore diurne possa essere esposta a valori di campo di gran lunga superiori a quelli dell'attuale normativa". Secondo una simulazione compiuta dalle stesse A.R.P.A., i valori saranno aumentati del 30 per cento per gli impianti radiotelevisivi e del 70 per gli impianti di telefonia mobile.

Ma perché questa variazione? I tecnici hanno fatto notare come in Italia esistono i limiti più rigidi d'Europa (6 volt per metro concessi contro una media europea di 40). All'orizzonte c'è soprattutto la necessità da parte delle compagnie telefoniche di adeguarsi alla tecnologia 4G, con l'installazione delle nuove antenne L.T.E. (Long term evolution). TIM, Vodafone e Wind hanno già investito 1,5 miliardi a testa sul nuovo network e, secondo alcuni, con la vecchia legislazione avrebbero avuto troppi problemi. "Ci troviamo, però, di fronte ad una svendita della salute agli operatori di telefonia mobile", denunciano le associazioni ambientaliste.

Non sono i soli. Ad esprimere un parere fortemente contrario al provvedimento, prima della sua approvazione, è stata anche l'I.S.P.R.A. che, con una nota a firma dell'ingegner Salvatore Curcuruto, parla di "un deciso passo indietro rispetto a quanto stabilito dalla vecchia legge che contribuirebbe ad alimentare il clima di sfiducia dei cittadini nei riguardi delle istituzioni. Il decreto rischierebbe, infatti, di riportare il paese indietro di dieci anni, in una situazione di conflitti sociali che allo stato attuale delle cose sembrava ampiamente superata grazie all'attività di controllo, informazione al cittadino e trasparenza dell'azione amministrativa".

L'I.S.P.R.A. fa riferimento anche al rischio cancro. "Lo I.A.R.C. (International agency for research on cancer) - scrive l'istituto al governo - ha reso noto di aver classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come 'possibilmente cancerogeni per l'uomo'".

Ma soprattutto lo stesso istituto ritiene che non ci fosse bisogno di cambiare la legge per adeguarsi alle nuove tecnologie. "La motivazione alla base della proposta di modifica delle norme vigenti - precisano i tecnici - e cioè la necessità di agevolare la realizzazione dei sistemi di quarta generazione (L.T.E.) non ha fondamento, perché, allo stato attuale, in Italia le situazioni che potrebbero presentare eventuali criticità di installazione sono numericamente estremamente contenute e non esprimono il reale obiettivo dei gestori". Forse.

Fonte: Repubblica.it

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Range finder: come si sono svolti i fatti

mercoledì, novembre 02, 2011

L'altra faccia di Obama

Ombre dal passato e promesse disattese

Autrice: Enrica Perucchietti

Casa editrice: Uno-Infinito Editori

Lo trovi qui.

Ormai da qualche tempo tutto il mondo si sta ponendo la stessa domanda: chi è realmente Barack Obama? Colui che incarna il famoso "sogno americano" è veramente un uomo del popolo salito alla ribalta per proprio merito? Quali interessi si nascondono, ad esempio, dietro i proclami umanitari che hanno spinto gli U.S.A. ad entrare in guerra contro la Libia di Gheddafi? Che cosa si nasconde dietro la riforma della sanità? Perché sono stati privilegiati i poteri forti a discapito dei contribuenti nella gestione politica della crisi finanziaria?

Ombre sempre più insistenti stanno mutando l'immagine con cui ha ammaliato il mondo anche attraverso il suo celebre motto "Yes, we can”, con il quale ha condotto la sua campagna elettorale, la più dispendiosa della storia. Appoggiato dai soldi delle banche e delle multinazionali, ha dovuto intraprendere accordi con imprenditori corrotti e terroristi per portare avanti la sua fabbrica del consenso.

L’autrice, Enrica Perucchietti, ci conduce a conoscere meglio questo personaggio attraverso le ombre della sua biografia. Ci spiega, tra le varie cose, come la nuova amministrazione democratica abbia presto disatteso ogni promessa di cambiamento, schierandosi dalla parte dei gruppi di potere e come abbia fatto ricorso a tecniche di manipolazione mentale per raccogliere voti.

L’obiettivo del libro è quello di fornire una risposta ai diversi interrogativi, ormai sempre più leciti: il Presidente è un burattino nelle mani delle lobbies di Wall Street? O un prescelto invischiato nei segreti della C.I.A. ed affiliato a gruppi occulti legati a Massoneria e Bilderberg? Esiste un Governo ombra che decide le sorti degli U.S.A. e del mondo per la costituzione di un Nuovo ordine mondiale di stampo fascista?

Enrica Perucchietti vive e lavora a Torino come giornalista e scrittrice. Dopo la laurea in Filosofia, intraprende la carriera di giornalista televisiva in programmi di politica, sport e attualità, diventando presto un volto noto del Nord Italia. Dopo numerose pubblicazioni in riviste nazionali, decide di gettarsi a tempo pieno nella scrittura. L’altra faccia di Obama è il suo primo saggio.

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Uno-Infinito Editori

giovedì, ottobre 27, 2011

Marsala in lotta contro il nuovo radar Finmeccanica (di Antonio Mazzeo)

Il centro radar della 135^ Squadriglia dell’Aeronautica militare di contrada Perino a Marsala, è noto per uno dei depistaggi più gravi dell’infinita vicenda della strage di Ustica, quando in una vera e propria battaglia aerea sui cieli del Tirreno fu abbattuto un Dc-9 Itavia con i suoi 81 passeggeri. La notte tra il 27 e il 28 giugno 1980, la pagina del “registro operazioni” della stazione di telerilevamento con i dati di volo del Dc-9 e dei caccia militari killer, fu tagliata, distrutta e poi riscritta per far sparire ogni traccia che potesse ricostruire nei particolari l’inconfessabile scenario della strage. Oggi il centro radar di Marsala è al centro di una campagna di mobilitazione. Con cortei, incontri e petizioni popolari, centinaia di cittadini hanno denunciato l’alto indice di mortalità per tumori nella zona (nei pressi della base vivono oltre 10.000 abitanti); il Consiglio provinciale di Trapani, all’unanimità, ha invece chiesto alle autorità sanitarie di analizzare l’incidenza delle pericolosissime onde elettromagnetiche emesse dalla stazione militare.

A scatenare la protesta l’annuncio del ministero della Difesa che il vecchio radar a lunga portata AN/FPS-117, prodotto dalla Lockheed-Martin (il colosso del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari Usa con terminal terrestre a Niscemi, Caltanissetta) sarà presto sostituito da un radar ancora più potente dell’italiana Selex Sistemi Integrati (gruppo Finmeccanica).

“A Marsala è sorto un comitato spontaneo di cittadini per dire No al radar e sensibilizzare tutti al rischio cui si andrebbe incontro”, dichiara il consigliere provinciale di SEL, Ignazio Passalacqua. “Si tratta di un’iniziativa di grande senso civico. I militari ci hanno spiegato che il nuovo radar avrà un impatto meno invasivo dei precedenti grazie alle nuove tecnologie. Ci chiediamo allora a cosa sono stati esposti i civili abitanti in quelle contrade nei decenni scorsi. È l’ora pertanto che si predisponga un rilevamento dei valori di queste onde attraverso uno studio che non abbia natura militare ma civile per fare chiarezza una volta per tutte sui casi, molto frequenti e preoccupanti, di tumori e leucemie che da anni colpiscono le famiglie di quelle zone ”.

In previsione del nuovo sistema radar, il 21 dicembre 2010 il Comando della 3^ Regione Aerea di Bari ha rinnovato per altri cinque anni le servitù militari in un’ampia fascia di territorio prossima al Centro dell’AMI, onde “evitare che la realizzazione di talune opere possa compromettere la funzionalità e la sicurezza dell’installazione militare ubicata in località Timpone Guddino”. Il decreto del Comando di Bari prevede una spesa annua di 65.153 euro per il pagamento degli indennizzi ai proprietari e di 32.576,5 euro al Comune di Marsala. Pochi spiccioli per monetizzare l’alto rischio elettromagnetico sulla salute della popolazione ma che pesa sul bilancio statale complessivamente per 488.647,5 euro. E in tempi di tagli draconiani al welfare non è poco.

La mappa catastale allegata al decreto di proroga evidenzia l’enorme estensione della servitù. Una zona rossa, della larghezza di 600 metri di raggio dal centro della base, impone il divieto alla realizzazione di “ostacoli d’alcun genere, compresi manufatti, vegetazione arbustiva, antenne e strutture metalliche, condotte sopraelevate elettriche e telegrafoniche, depositi di carburante, esplosivo o altre materie infiammabili e strade ferrate…”. Inoltre non sono ammessi “macchinari o impianti che possano irradiare nello spazio disturbi elettromagnetici, né trasmettitori radio di qualsiasi tipo o potenza”. Ancora più vasta la cosiddetta zona verde, all’esterno del perimetro “rosso”, distante in alcuni punti sino a 1.800-2.000 dal Centro radar, dove è proibita la localizzazione di “ostacoli di qualsiasi genere con altezza superiore ai 153 metri s.l.m., condotte elettriche sopraelevate o trasmettitori con potenza superiore ai 200 watt”.

Il sistema che verrà installato a Marsala è il Fixed Air Defence Radar (FADR) RAT31-DL, acquistato dalla Difesa per potenziare la rete operativa dell’Aeronautica militare italiana ed integrarla ancora di più nella catena di comando, controllo, comunicazione ed intelligence della Nato. Il contratto sottoscritto con Selex Sistemi Integrati prevede la fornitura entro il 2014 di dodici impianti radar per altrettanti siti AMI, pèiù due sistemi configurati nella versione mobile (DADR - Deployable Air Defence Radar). Importo del contratto 260 milioni di euro. Una manna per l’azienda elettronica di Finmeccanica che ha già venduto i FADR a nove paesi nel mondo, sette dei quali sono membri Nato (Austria, Danimarca, Germania, Grecia, Malesia, Repubblica ceca, Turchia e Ungheria).

“Il RAT31-DL è stato sviluppato per rispondere ai futuri bisogni della difesa, dove la superiorità delle informazioni e dei comandi giocherà un ruolo sempre maggiore”, affermano i manager di Selex-Finmeccanica. “Il sistema ha eccellenti capacità di scoprire e tracciare i segnali radio a bassa frequenza di aerei e missili, può supportare diverse funzioni come la difesa da missili anti-radiazione e da contromisure elettroniche. In Italia, il FADR consentirà di controllare anche la presenza di missili balistici, comunicherà con gli altri punti di controllo nazionali e della Nato, riducendo la necessità di personale e quindi dei costi di gestione”.

Secondo il generale Mario Renzo Ottone, a capo del Comando Operazioni Aeree nazionali e Nato di Poggio Renatico (Ferrara), il nuovo sistema radar costituisce la “struttura portante del programma con cui l’Aeronautica ha avviato la sostituzione dei propri sistemi di sorveglianza aerea per rendere disponibili le frequenze necessarie all’introduzione della nuova tecnologia Wi-Max (Worldwide Interoperability for Microwave Access) di accesso internet ad alta velocità in modalità wireless”.

Produttori e militari sono invece particolarmente restii a fornire informazioni sulle caratteristiche tecniche e di funzionamento del radar, rendendo difficilissima una valutazione oggettiva dell’impatto ambientale delle future emissioni. La brochure dell’azienda produttrice rivela solo che il Fixed Air Defence Radar opererà in banda D e avrà una portata sino a 470 km di distanza e 30 km in altezza, una potenza media irradiante di 2,5 kW e una potenza dell’impulso irradiato di 84 kW. L’antenna opererà in una frequenza compresa tra 1,2 e 1,4 GHz (L-band), all’interno dello spettro delle cosiddette “microonde”. Qualche altro dato è fornito per l’antenna da un sito web specializzato della Repubblica ceca: 77 metri quadri d’area, 11x7 metri di dimensione e una velocità di 6-10 rpm. Quando ci sono in mezzo gli affari e tanti soldi, la salute vale zero e la trasparenza è un inutile optional.

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giovedì, ottobre 13, 2011

Cellule metalliche

Un breve articolo, circa esperimenti condotti in Scozia, lascia intuire gli sviluppi di una tecnologia che va nella folle direzione del Transumanesimo, tangente con fenomeni come le scie chimiche ed il Morgellons...

Abbiamo tutti familiarità con l'idea di forme di "vita" metalliche come robot senzienti, ma da qualche parte là fuori, la vita metallica può realmente essersi evoluta, proprio come la vita organica qui sulla Terra. Un gruppo di ricerca scozzese ha mostrato le prove sulla possibilità di creare cellule sintetiche che si riproducono ed evolvono, interamente realizzate in metallo.

Non esiste nessun motivo per cui forme di vita metalliche non possano esistere: è solo che non ne abbiamo incontrata alcuna. Per dimostrare che si tratta di qualcosa di fisicamente possibile, un équipe di ricerca dell'Università di Glasgow ha creato alcune cellule - simili a bolle - chiamate "iCHELLs", composte di elementi metallici, come il tungsteno, legati con l'ossigeno es il fosforo. Queste bolle possono auto-assemblarsi ed esibiscono molte delle stesse proprietà che permettono alle cellule organiche di gestire processi biologici, tra cui una struttura interna ed una membrana esterna selettivamente porosa, che consente ad altre molecole di attraversarle. Si potrebbero selezionare cellule metalliche capaci di attuare la fotosintesi.

La parte difficile, a questo punto, è comprendere come connettere le cellule metalliche con una macromolecola, come il D.N.A., per consentire loro di auto-replicarsi ed evolvere, ma questo non è impraticabile. Le bolle singole possono essere usate come modelli per creare aggregati di bolle. Gli esperimenti suggeriscono che queste unità sarebbero in grado di modificare la loro chimica per adattarsi ad ambienti diversi.

Non si deve escludere che forme di vita metalliche si siano evolute e ciò avrebbe enormi implicazioni per la nostra ricerca di vita extraterrestre.

Fonte: Terrarealtime

Si ringrazia l'amico Corrado Penna per la segnalazione.


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venerdì, settembre 23, 2011

La laboriosa estate del MUOStro di Niscemi (di Antonio Mazzeo)

Le grandi piattaforme in cemento sono ultimate e nella prima settimana di ottobre potrebbe iniziare il collocamento dei tralicci per le tre grandi antenne circolari di 18,4 metri di diametro e le due torri radio di 149 metri d’altezza. Sul terreno sono visibili le lacerazioni delle ruspe per il tracciato stradale che congiungerà il costruendo centro con la stazione di radiotrasmissione della Marina militare USA di contrada Ulmo, Niscemi. Forse sarà l’ultima estate senza il MUOS (Mobile User Objective System), il modernissimo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate statunitensi pensato per le guerre del XXI secolo, quelle con i missili all’uranio impoverito, gli aerei senza pilota e le armi nucleari in miniatura, conflitti sempre più “virtuali”, computerizzati, disumanizzati.

Tre anni di ritardo sulla tabella di marcia degli strateghi del Pentagono, centinaia di milioni di dollari dilapidati per individuare e correggere gli errori progettuali, ma adesso non c’è più tempo da perdere, anche a costo di stuprare i territori e l’ambiente e ignorare la volontà popolare. Così per Washington e militari italiani, si può sbancare all’interno dell’area protetta “Sughereta” di Niscemi, Sito di Importanza Comunitaria (SIC), senza le necessarie autorizzazioni, in spregio alle leggi e al senso comune. “Lavori del tutto abusivi”, ha denunciato il sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino, che in compagnia degli amministratori di Caltagirone (Ct), Gela (Cl) e Vittoria (Rg) si è recato al cantiere MUOS per notificare l’ordinanza di sospensione dei lavori. “Avremmo voluto incontrare i militari statunitensi e consegnare personalmente l’atto, ma non si sono presentati”, afferma Di Martino. “Poco tempo fa ho avuto notizia che all’interno della riserva naturale erano in piena attività camion, ruspe e betoniere. Ho inviato due volte i vigili urbani per verificare se effettivamente si stesse realizzando il terminale terrestre del MUOS. Da qui l’ordinanza di sospensione immediata dei lavori, provvedimento trasmesso alla Procura della Repubblica di Caltagirone, al Comando della polizia municipale, alla Stazione dei carabinieri ed al Genio civile di Caltanissetta”.

I lavori nell’area protetta “Sughereta” sono iniziati subito dopo il parere favorevole emesso l’1 giugno 2011 dall’assessorato territorio ed ambiente della Regione siciliana, bypassando l’amministrazione comunale che aveva formalmente dichiarato la propria contrarietà al progetto. Al diktat di Palazzo dei Normanni, il sindaco Di Martino ha risposto presentando ricorso al Tar. “La Regione non aveva titolo per adottare provvedimenti che sono di competenza del Comune di Niscemi”, spiega il sindaco. “L’assessorato avrebbe potuto rilasciare l’autorizzazione solo nel caso in cui fossimo rimasti inerti di fronte al problema. Il 20 novembre 2009, l’amministrazione comunale ha però annullato il nulla osta ambientale che era stato rilasciato in precedenza per il progetto MUOS, perché riteniamo che l’area è già altamente a rischio per la presenza di 41 antenne di comunicazione poste nella base statunitense già dagli anni ’90”.

L’enorme impatto sul territorio e l’habitat naturale che deriverà dall’installazione delle antenne satellitari è desumibile dall’elenco degli interventi programmati dalla marina militare USA, in calce all’autorizzazione firmata da Giovanni Arnone, capo di gabinetto dell’assessorato: “livellamento superficiale del terreno e suo consolidamento; realizzazione di un sistema di drenaggio delle acque meteoriche; installazione di una recinzione con cancello, di un impianto di illuminazione perimetrale e telecamere; sistemi di viabilità; installazione di tre antenne paraboliche, circondate da altre antenne temporanee di servizio che verranno smantellate al termine dei lavori; costruzione di una cabina di trasformazione con due gruppi elettrogeni diesel; realizzazione di un impianto antincendio tramite un serbatoio alimentato dall’acquedotto comunale e dotato di sistema di pressurizzazione mediante elettropompe; collegamenti dell’area con le esistenti reti idriche, elettriche e telefoniche mediante tubazioni interrate”.
Al progetto di Niscemi, il Dipartimento della difesa ha destinato oltre 43 milioni di dollari (13 per la predisposizione dell’area riservata alla stazione terrestre e 30 per gli shelter e le attrezzature tecnologiche del sistema). I lavori furono affidati nella primavera del 2008 ad un consorzio d’imprese denominato “Team MUOS Niscemi”, costituito dalla Gemmo S.p.A. di Arcugnano (Vicenza), società leader nell’installazione elettrica e nella costruzione d’impianti e dalla LAGECO (Lavori Generali Costruzioni) di Catania. Si tratta di aziende particolarmente attive nel business delle infrastrutture militari USA in Sicilia. La Gemmo, ad esempio, ha in affidamento da US Navy il “trasporto di armamenti, materiali ed attrezzature”, la “gestione dei servizi ambientali”, il “controllo delle sostanze nocive, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti” nelle basi militari di Sigonella, Augusta, Niscemi e Pachino (Sr). La LAGECO, invece, ha eseguito qualche anno fa i lavori di recinzione e la bonifica ambientale del terreno del centro di radiotrasmissione navale di Niscemi, “contaminato a causa di un versamento di gasolio”. L’assenza all’ingresso del cantiere di tabelle indicative dell’importo, della tipologia dei lavori e delle imprese affidatarie, in violazione delle normative vigenti, impedisce di verificare se è ancora il “Team MUOS Niscemi” ad eseguire i lavori “abusivi”. È certo invece che sono niscemesi le aziende a cui sono state affidate la movimentazione terra e la fornitura di cemento e calcestruzzo.

“Oltre ad aver prevaricato le intenzioni della città, l’autorizzazione della Regione non ha assolutamente tenuto in conto i risultati degli studi scientifici commissionati dal Comune e pagati con i soldi dei niscemesi”, commenta l’ingegnere Gianfranco Di Pietro, consigliere comunale di Niscemi. “Restano sul piatto i rischi di questa installazione. I dati progettuali del MUOS che il servizio VIA-VAS ha ritenuto di poter approvare, parlano di fasci elettromagnetici da 1.600W che sprigionano un campo elettromagnetico sopra i limiti consentiti, per oltre 135 chilometri in linea retta rivolti a 17° dalla verticale in direzione delle città di Vittoria, Comiso, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Modica, Noto e Avola”.

A rilevare l’insostenibile rischio elettromagnetico del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitare il ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, Massimo Coraddu. In particolare, Coraddu ha fortemente contestato le conclusioni riportate nello studio d’incidenza ambientale della Marina militare USA. “Siamo di fronte a frequenze impegnate di 30-31 GHz per le tre grandi parabole in banda Ka e di 225-400 MHz per le due antenne elicoidali in banda UHF”, spiega il fisico. “Per quanto riguarda la valutazione delle emissioni elettromagnetiche, lo studio dei militari statunitensi risulta gravemente carente e inadeguato sotto molteplici aspetti e non consente di valutare in nessun modo la reale entità del problema. La procedura di valutazione utilizzata è inaccettabile, in quanto assolutamente opaca. La normativa citata non sempre è quella appropriata e i risultati ottenuti appaiono incoerenti e contradditori. Altrettanto inadeguata e carente è la valutazione dei rischi: le ipotesi per quelli corsi dagli esseri umani (personale addetto e popolazione) non sono realistiche, quelle relative al rischio per la fauna sono state del tutto omesse, mentre la valutazione dei livelli di esposizione non è completa”.

Massimo Coraddu contesta infine le motivazioni della Regione Siciliana per autorizzare i lavori d’installazione del sistema MUOS. “Il parere favorevole è stato espresso sulla base di alcune considerazioni completamente campate per aria”, afferma il fisico. “In particolare, gli studi ARPA effettuati, lungi dall’affermare che la situazione sanitaria sia tranquilla e sicura, hanno evidenziato emissioni che hanno già raggiunto e probabilmente superato i livelli di sicurezza previsti, e che andrebbero urgentemente abbassate. Sino ad oggi, inoltre, nessuno ha ancora avuto modo di vedere lo studio del Dipartimento di ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni dell’università di Palermo che, secondo la Regione, avrebbe accertato che il MUOS non comporterebbe condizioni di rischio per la salute dell’uomo”.

A commissionare lo studio top secret è stato il governatore Raffaele Lombardo in persona, instancabile sostenitore dell’ecoMUOStro di Niscemi. Tra gli estensori, i professori-ingegneri Luigi Zanforlin e Patrizia Livreri, “tecnici neutrali e non ingaggiati sicuramente dal Ministero della difesa o dalla NATO”, come ha voluto precisare Lombardo. Tesi che non trova assolutamente d’accordo Alfonso Di Stefano, rappresentante della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella. “Esistono le prove documentali che negli ultimi tre anni la facoltà d’ingegneria dell’università di Palermo ha sottoscritto con il Laboratorio di Ricerca dell’US Army - Dipartimento della difesa, due contratti per un valore complessivo di 70.000 dollari per la produzione elettro-chimica di materiali nano-strutturati per applicazioni di conversione energetica”, denuncia Di Stefano. “La professoressa Patrizia Livreri, inoltre, già candidata Udc alle ultime elezioni regionali, prima di approdare nell’ateneo di Palermo ha svolto attività di ricerca per conto di aziende del gruppo Finmeccanica operanti nel settore della difesa e della produzione di apparati di contromisura elettronica. Parlare di neutralità ci sembra proprio una beffa…”.

Dopo le manifestazione e i cortei con migliaia di cittadini, l’inopportuna scelta del Comitato No MUOS di delegare in pieno l’opposizione alle istituzioni locali, ha comportato la fine di qualsivoglia forma di mobilitazione popolare, proprio nella fase in cui il ministero della difesa e Raffaele Lombardo lanciavano la loro controffensiva pro-MUOS. L’avvio dei lavori sta contribuendo però a risvegliare molte delle coscienze assopitesi. Protagonisti della riscossa ancora una volta i giovani e gli studenti universitari. In pochi giorni sono stati organizzati sit-in in piazza e volantinaggi, è stata lanciata una petizione popolare e due grandi striscioni No MUOS sono stati collocati davanti il portone della Chiesa Madre di Niscemi. Un presidio, infine, è stato installato vicino l’ingresso della stazione USA di contrada Ulmo. “Non si può permettere alla protervia dei vertici militari di passare, tranquillamente, sulle vite dei cittadini”, affermano. “La nostra è una lotta contro la presenza militare, dovunque essa si manifesti; contro le conseguenze prodotte dalle onde elettromagnetiche sprigionate dal MUOS; contro tutte quelle scelte che colpiscono le politiche sociali a vantaggio delle spese militari”. E l’autunno, a Niscemi, potrebbe farsi caldo.


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Range finder: come si sono svolti i fatti

venerdì, settembre 09, 2011

Ignazio La Russa, l’amico degli Americani (di Antonio Mazzeo)

Un ministro da adulare, vezzeggiare, sostenere, consigliare, orientare. Una “rarità” di politico con un cuore tutto per Washington e gli interessi a stelle e strisce in Europa e nel mondo. Sacerdote del pensiero atlantico e strenuo paladino delle crociate contro il "terrorismo" in Africa e Medio oriente. Il più fedele dei Signorsì per piegare le ultime resistenze all’occupazione del territorio da parte di ecomostri e dispositivi di morte. Lui è Ignazio La Russa, ministro della "difesa" dell’ultimo governo Berlusconi, leader politico cresciuto nelle organizzazioni di estrema destra. A farne un’icona del filo-americanismo in salsa tricolore sono, invece, i più alti funzionari dell’ambasciata degli Stati Uniti in Italia nei cablogrammi inviati a Washington, da qualche giorno on line sul sito di Wikileaks.

Roma, 5 ottobre 2009. Fervono i preparativi per il viaggio del ministro La Russa negli States dove incontrerà il segretario della "difesa", Robert Gates. Il vertice è fissato per il 13 ottobre e l’ambasciata di via Veneto emette il cablo top secret, classificato 09ROME1132. Destinatario proprio mister Gates.“Il tuo incontro con Ignazio La Russa giunge in un momento cruciale, con l’Italia che ritiene possibili i tagli al budget destinato alle missioni militari all’estero”. L’establishment U.S.A. è preoccupato per i riflessi che ciò potrebbe avere sulla missione N.A.T.O.-I.S.A.F. in Afghanistan, ma per fortuna a dirigere il ministero della "difesa" del paese partner c’è “un buon amico degli Stati Uniti, forte sostenitore dei comuni interessi per la sicurezza transatlantica”.

“La Russa – continua il cablo - a differenza di suoi molti colleghi di governo, è stato un rumoroso sostenitore di un forte sistema difensivo e di robuste operazioni all’estero, sin da quando il governo Berlusconi è giunto al potere nel maggio 2008. Sebbene egli non appartenga allo stretto circolo di Berlusconi, è un importante politico alla sua destra – la seconda figura più potente del partito di Alleanza Nazionale che recentemente si è incorporato nel Popolo della "Libertà" (PdL). Di professione avvocato, La Russa è un accorto stratega politico, il cui aspetto e comportamenti piuttosto bruschi nascondono un’intelligenza acuta e piena padronanza per i dettagli. Sebbene sia spesso accusato di essere più attento ai partiti politici che alle leadership militari, La Russa è uno strenuo difensore dell’aumento delle spese militari e di maggiori protezioni per le truppe italiane impegnate sul campo ed è popolare tra le forze armate. Egli tiene tantissimo alla sua personale relazione con te e lo ha dimostrato nei passati meeting, negli incontri interministeriali e nelle dichiarazioni alla stampa”.

“La Russa, una rarità in Europa, è un grande sostenitore della missione N.A.T.O. in Afghanistan e non teme di esporre pubblicamente la necessità di continuare l’impegno dell’Italia in questo paese. Grazie in buona parte alla sua ferma difesa pubblica, la missione I.S.A.F. rimane una priorità italiana di massimo livello. L’obiettivo principale della sua venuta a Washington è di ascoltare da te la posizione assunta dagli Stati Uniti sul futuro della missione in Afghanistan alla luce del report di McChrystal. Il vostro incontro gli darà l’orientamento e gli argomenti per continuare a sostenere efficacemente la causa in Parlamento, sulla stampa ed all’interno del governo. Subito dopo, dovrà ottenere il consenso in consiglio dei ministri per un nuovo decreto che finanzi l’attività all’estero di 9.000 militari italiani, 3.100 dei quali da destinare alla missione I.S.A.F., 2.300 a UNIFIL e 1.900 a KFOR. Per ottenerlo, dovrà respingere le richieste del ministero delle finanze di maggiori tagli al bilancio della "difesa" e trattare con un partner minore della coalizione del presidente Berlusconi, Umberto Bossi, leader della Lega Nord, che ha espresso scetticismo sulla missione afghana a seguito dell’attentato del 17 settembre a Kabul in cui sono stati uccisi sei soldati italiani. La Russa vorrà essere rassicurato da te sul fatto che gli Stati Uniti hanno implementato una chiara strategia sulla scia delle valutazioni fatte da McChrystal, dato che dovrà sostenere l’aumento del numero dei militari italiani e delle risorse, come richiesto dalla N.A.T.O.”.

Secondo i diplomatici statunitensi, il ministro potrebbe pure avere un ruolo importante per impedire il ritiro o il drastico ridimensionamento del contingente italiano schierato in Libano nell’ambito della missione UNIFIL. “La Russa – scrivono - come molti nel centro-destra italiano, tende a considerare UNIFIL come una missione “soft” ereditata dal governo Prodi di centro-sinistra, ma un tuo segnale che gli Stati Uniti non vogliono la riduzione della missione e preferirebbero che l’Italia mantenesse l’odierno livello delle truppe – anche se non al costo dell’impegno militare in Afghanistan – lo aiuterebbe a sostenere la causa in consiglio dei ministri. Con sufficienti volere politico e risorse finanziarie, l’Italia può continuare a mantenere in vita entrambe le missioni con la forza di oggi o meglio”.

La Russa viene inoltre ritenuto l’uomo chiave per conseguire gli obiettivi di potenziamento qualitativo e numerico delle installazioni militari U.S.A. presenti sul territorio italiano. “L’Italia è il nostro più importante alleato in Europa per proiettare la potenza militare nel Mediterraneo, in Nord Africa e in Medio Oriente. I cinque maggiori complessi militari (Napoli, Sigonella, Camp Darby, Vicenza e Aviano) ospitano approssimativamente 13.000 tra militari statunitensi e personale civile del Dipartimento della difesa, 16.000 familiari e 4.000 impiegati italiani. Miglioramenti o cambiamenti di queste infrastrutture potrebbero generare controversie con i politici locali e noi contiamo sul sostegno politico ai più alti livelli, così com’è stato in passato”. “L’approvazione ed il sostegno del governo italiano al progetto di espansione dell’aeroporto Dal Molin di Vicenza per consentire il consolidamento del 173rd Airborne Brigade Combat Team è un esempio positivo di questo tipo di collaborazione” prosegue il cablo. “A breve termine, possiamo richiedere l’aiuto di La Russa su una serie di problemi relativi alle basi militari, ad esempio per la nostra richiesta di riconoscimento formale, da parte del governo italiano, del sito di supporto U.S. Navy a Gricignano (Napoli) quale base militare nell’ambito del N.A.T.O. S.O.F.A. del 1951 (l’accordo sullo status delle forze militari straniere ospitate in un paese in ambito alleato) e del Bilateral Infrastructure Agreement del 1954, e per l’approvazione della costruzione del nuovo sistema di comunicazione globale satellitare Mobile User Objective System (M.U.O.S.) della marina militare U.S.A. all’interno del Navy Radio Transmitter Facility di Niscemi, in Sicilia. In passato La Russa ha rilasciato, su nostra richiesta, utili dichiarazioni pubbliche sulla questione M.U.O.S. Un tuo segnale di apprezzamento per il suo sostegno su questo punto aiuterebbe a focalizzare la sua attenzione sulle arcane questioni tecniche e legali che ruotano attorno alla nostra presenza militare in Italia”.

Il 22 gennaio 2010 è l’ambasciatore David H. Thorne a tessere in prima persona le lodi del ministro italiano in un secondo cablogramma inviato direttamente al segretario Gates in procinto di raggiungere l’Italia a febbraio. “Mi sono incontrato con La Russa il 19 gennaio, poco prima che egli inviasse la portaerei Cavour ad Haiti con un carico di aiuti umanitari ed elicotteri per il loro trasporto. Il suo approccio sulla crisi di Haiti è tipica del suo stile: è un leader orientato all’azione che fa le cose con poco rumore o ostentazione”. “La Russa – aggiunge il diplomatico - è felice che tu abbia accettato il suo invito e sta lavorando alacremente per assicurare che il vostro meeting a Roma dia visibilità nel migliore dei modi alla relazione bilaterale Italia-Stati Uniti nel campo della difesa che lui sta cercando di rafforzare ed espandere in tutti i modi. La Russa, con l’attivo supporto del ministro degli esteri Frattini, è stato il nostro campione nell’interazione con l’Italia (…) Egli è stato la voce più forte in consiglio dei ministri a favore dei nostri comuni interessi nell’ambito della sicurezza…”.

Thorne rileva che la vista di Gates “dimostrerà pubblicamente che l’Italia è all’interno del più stretto circolo dei nostri partner europei”, “faciliterà l’approvazione parlamentare per l’invio di altri 1.000-1.200 militari in Afghanistan” e “consentirà a La Russa di pronunciarsi su altri obiettivi chiave U.S.A.” “Egli ha risposto immediatamante alla tua telefonata del 25 novembre per uno sforzo concertato in vista di un maggiore impegno delle truppe in Afghanistan. La Russa ed il ministro Frattini hanno convinto il premier Berlusconi ad approvare ed annunciare l’aumento di 1.000 militari prima di aver consultato il Parlamento, assicurando in tal modo che l’Italia fosse il primo paese della N.A.T.O. a farlo”.

Per l’ambasciatore, La Russa non si risparmierà pure nel sostenere le posizioni U.S.A. in merito al procedimento giudiziario contro il colonnello dell’aeronautica militare statunitense Joseph Romano, già comandante del 31st Security Forces Squadron di Aviano, implicato nel vergognoso affaire del rapimento C.I.A.-servizi segreti italiani dell’ex imam di Milano, Abu Omar. “La Russa è stato di grande aiuto per persuadere il ministro della Giustizia a sostenere le nostre asserzioni affinché venga applicata la giurisdizione prevista dal N.A.T.O. S.O.F.A. per il caso che vede imputato il colonnello Romano. La Russa, un avvocato di successo ed esperienza, in qualità di ministro della difesa non è un attore chiave nelle questioni giudiziarie e, come il resto del governo, ha pochissima influenza sul potere giudiziario italiano, assai indipendente. Noi abbiamo sollevato ripetutamente la nostra posizione con i leader italiani più importanti e La Russa comprende che la questione continua a essere rilevante per i militari U.S.A. La Russa ti vorrà offrire l’aiuto che può dare, ma potrebbe riconoscere la propria impotenza di fronte ad un ordinamento giudiziario testardo che resta rinchiuso in un amaro e lungo conflitto con il presidente del consiglio, Berlusconi, per vecchi casi di corruzione”.

A conclusione del lungo cablogramma, Mister Thorne auspica che il viaggio in Italia del segretario Gates possa essere l’occasione per risolvere le due questioni che stanno più a cuore ai comandi U.S.A. ospitati in Italia, lo status giuridico della nuova stazione U.S. Navy di Gricignano e il progetto del M.U.O.S. di Niscemi. “Sentire che le consideri come due importanti priorità per gli Stati Uniti d’America conferirà a La Russa il potere di fare il meglio per la loro risoluzione”, scrive il diplomatico. “Abbiamo investito più di 500 milioni di dollari per realizzare a Gricignano, che è l’hub di supporto logistico per tutti i comandi U.S. Navy nel Mediterraneo, la sede del principale ospedale navale per la regione europea, due scuole DOD e gli alloggi residenziali per circa 3.000 membri di U.S. Navy ed i rispettivi familiari. Nel 2008, durante i negoziati per attualizzare l’accordo sulle installazioni ospitate nell’area di Napoli, lo staff generale del ministero della difesa italiano c’informò che non avremmo più potuto proteggere a lungo il sito con le forze di sicurezza della marina militare U.S.A., poiché sorge su un’area presa in affitto (o meglio, ceduta dal ministero della difesa) e U.S. Navy non ha ottenuto l’autorizzazione specifica che le conferisce lo status d’installazione militare. I legali di U.S. Navy hanno rifiutato le argomentazioni italiane, mostrando la serie di autorizzazioni che gli Stati Uniti hanno ottenuto per il trasferimento della base dall’ex sito di Agnano (che la marina U.S.A. ha occupato a partire dal 1950, con tutti i privilegi garantiti dal N.A.T.O. S.O.F.A.), ma i legali dei militari italiani si sono mantenuti fermi nelle loro considerazioni. La loro posizione minaccia non solo la viabilità della base dal punto di vista della sicurezza, ma anche lo status di esenzione fiscale del commissariato, del cambio valute, dell’ospedale e di altre attività al suo interno. Ho chiesto a La Russa di rompere l’empasse con una dichiarazione politica che affermi che Gricignano è un’installazione militare e lui ha promesso di trovare una soluzione, ma un segnale da parte tua che la sicurezza del nostro personale militare non è negoziabile lo aiuterà a dare massima priorità alla questione…”.

Ancora più “cruciale” l’aiuto che il ministro può fornire per consentire alle forze armate U.S.A. d’installare a Niscemi l’antenna del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare M.U.O.S. “Una campagna dell’opposizione politica locale in Sicilia ha impedito che U.S. Navy ottenesse l’approvazione finale a realizzare la quarta e ultima stazione terrestre. Quando entrerà in funzione nel 2012, il M.U.O.S. consentirà alle unità militari statunitensi (e N.A.T.O.) presenti in qualsiasi parte del mondo di comunicare istantaneamente con i comandi generali negli Stati Uniti o altrove. Dato che il progetto è seriamente in ritardo (U.S. Navy deve iniziare la costruzione nel marzo 2010 o prevedere di trasferire il sito altrove nel Mediterraneo), ho chiesto a La Russa di aiutarci a fare un passo in avanti con il presidente regionale siciliano, Lombardo, il cui ufficio ha negato le necessarie autorizzazioni. La Russa si è detto disponibile, ma ascoltare da te che il M.U.O.S. è una priorità U.S.A. lo spronerà a spendere il consistente capitale politico nella sua regione d’origine e assicurare che il progetto vada avanti”.

Considerazioni profetiche. Dopo un’offensiva a tutto campo di La Russa e capi militari, Raffaele Lombardo ha ribaltato il suo “No, senza se e senza ma” in un “Sì subito al M.U.O.S.!”. Così, l’11 maggio 2011, l’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente ha autorizzato i militari U.S.A. ad installare il terminal terrestre M.U.O.S. all’interno della riserva naturale “Sughereta” di Niscemi. I lavori sono stati avviati immediatamente. L’EcoMUOStro sorgerà nel nome e per grazia di La Russa e dell’“autonomista” Lombardo.



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venerdì, settembre 02, 2011

Aerei fantasma

In un recente articolo, "L'invasione degli ultra-insetti", 2011, abbiamo accennato a come si possano spiegare alcuni voli a bassa quota, sui centri abitati, per opera di taluni aerei, non tracciati dai radar e privi sovente di elementi identificativi di sorta. Le norme sulla sicurezza del volo limitano, infatti, solo a casi straordinari il sorvolo di città e paesi ad altitudini che non permettano un'eventuale manovra "in sicurezza", al fine di non precipitare su abitazioni o quant'altro, in caso di avaria.

Vediamo che cosa recita, infatti, la normativa E.N.A.C.

3.1.2 Altezze minime - Ad eccezione dei casi in cui è necessario per il decollo o l'atterraggio, o nei casi di permesso accordato dall’E.N.A.C, gli aeromobili non devono volare al di sopra di aree abitate di città e paesi, su insediamenti o assembramenti di persone all'aperto, a meno di volare ad un’altezza tale da consentire, in caso di emergenza, un atterraggio senza porre in pericolo persone o beni al suolo.

In molti casi, pur osservando aeromobili sorvolare a quote non superiori ai 1.000 metri, si nota come essi rilascino, magari dai piani di coda, sostanze chimiche o biologiche non ben identificate. Anche in questo caso le regole che presiedono allo scarico di oggetti o liquidi sono molto precise. Infatti leggiamo:

3.1.4 Spargimento di sostanze o lancio di oggetti - Il lancio di oggetti o lo spargimento di sostanze può essere effettuato solo in conformità alle disposizioni E.N.A.C. ed in conformità a quanto reso noto con le pertinenti informazioni aeronautiche. Tale attività, quando prescritto, è oggetto di autorizzazione da parte dei competenti enti ATS. La documentazione che determina l’eventuale diniego dell’autorizzazione è conservata per tre mesi e viene mostrata a richiesta.

Eppure è un dato di fatto inconfutabile: decine di aerei sia di giorno sia nottetempo (a traffico aereo ufficiale azzerato) volano a quote comprese tra gli 800 ed i 2.600 metri, prendendo di mira centri abitati e coltivazioni. Che cosa diavolo fanno? Per quale motivo usano spazi aerei non autorizzati e ad altitudini non ammesse? Per quale motivo aerei civili dovrebbero percorrere corridoi complessi e quote ad alta densità d'aria, compromettendo così non solo la sicurezza delle popolazioni ma anche affrontando incrementi di spesa abnormi sul consumo di carburante? Non sono la stessa E.N.A.C. e le compagnie di volo ad aver richiesto di volare più alti per ridurre i costi? Obiettivamente in tutto questo non si trova una logica spiegazione. A meno che non si voglia ammettere che gli aerei che osserviamo non siano tutti adibiti al volo commerciale...

Come si giustificano tracciati radar come questo?

L'E.N.A.V. dichiara che tutto lo spazio aereo è sotto controllo, ma se si pongono domande circostanziate, il personale addetto si trincera dietro vacui "non ci risulta", "per noi è tutto regolare", "non siamo autorizzati a dare spiegazioni al pubblico", "non sono nostri aerei..." etc. Per contro, il sindacato dei controllori di volo si è spesso, in passato, lamentato del cosiddetto "traffico sconosciuto", anche se gli addetti furono precettati dall'allora Ministro dei trasporti ed indotti al silenzio sulla questione. Singolare è l'atteggiamento delle autorità britanniche, laddove lo stesso problema è stato... risolto con una direttiva che impone di ignorare i target non identificabili.

Che cos'è il traffico sconosciuto? E' l'insieme di velivoli senza identificativo da transponder [1] e che non rispondono alle chiamate del controllo a terra. Questo riguarda molto spesso le unità che incrociano a quote medio-basse, ma sappiamo bene che le operazioni di aerosol clandestine alias "scie chimiche" non si limitano alla diffusione di elementi chimico-biologici solo avvistabili da terra. Esiste anche un traffico "civile" e "militare", non visibile da terra, adibito alla dispersione di nanoparticolato ed altri agenti alle regolari quote di crociera (8500/13000 metri).

Le autorità per la sicurezza del volo, al fine di rendere praticabile un traffico così intenso e "non autorizzato", hanno ridotto le distanze verticali a 1.000 piedi, cosicché ora possiamo vedere centinaia di filmati nei quali vengono ripresi incroci al limite della collisione o voli quasi a distanza di formazione militare. E' un fenomeno davvero inimmaginabile solo pochi anni fa. Eppure, secondo i dati ufficiali, il traffico civile è diminuito progressivamente a partire dal 2001. Allora tutti questi aerei da dove vengono? Per quale motivo TUTTI rilasciano dense scie, quando solo una decina di anni addietro nessun aereo rilasciava alcun tipo di scia? Una risposta viene dall'uso di additivi come lo STADIS 450 e dai sempre più frequenti episodi di "sindrome aerotossica", casualmente mai verificatisi prima degli anni 90.

Fatto è che strani aggeggi spuntano dall'interno di alcune gondole motore e, sebbene questi dispositivi siano stati spacciati per sensori di temperatura, un rapido raffronto con le dimensioni e l'aspetto tra questi "ugelli?" ed i sensori di temperatura [ foto ], esclude che si possa trattare veramente di qualcosa di regolare. Tant’è che nei progetti originali non risultano presenti. D'altronde si spiegherebbero benissimo le scie multiple provenienti da questo aereo o le due scie mancanti da quest'altro.

Sappiamo che milioni di euro fuori bilancio vengono sperperati ogni anno nell'ambito di un progetto clandestino ed illegale di geoingegneria, suggerito, nel 1997, dal fisico nucleare Edward Teller con il paravento della mitigazione del cosiddetto "effetto serra", ma attuato da tutti i paesi aderenti all'O.N.U. nell'ambito delle recenti tecnologie radar (si veda il progetto R.F.M.P.). Sono così diffusi in atmosfera composti ed elementi come il titanato di bario, il trimetilalluminio, il manganese, il litio, il quarzo. Si manipola il clima ed il tempo mediante l'uso di microrganismi geneticamente modificati come il batterio Pseudomonas syringae ed il batterio Escherichia coli, impiegati come nuclei di condensazione per indurre le precipitazioni, mentre vengono rilasciati polimeri igroscopici per ridurre l'umidità atmosferica in zone specifiche, provocando la siccità.



Teller raccomandava la collaborazione delle compagnie di volo commerciale, perché, spiegava, i militari non hanno la disponibilità sufficiente di velivoli per un piano di irrorazione così vasto e capillare. Così fu. Non è un caso se molte compagnie aeree per voli cosiddetti "Low cost" nacquero nella metà degli anni '90 dello scorso secolo e non è una coincidenza se solo alcune di queste società sono sopravvissute ed appaiono con i bilanci in attivo, nonostante i prezzi ridicoli dei biglietti. Viene spontaneo pensare che codeste compagnie percepiscano enormi finanziamenti occulti, di modo che i loro vettori assolvano compiti di aerosol a quote alte, ma soprattutto alle quote di volo comprese tra gli 800 ed i 2.600 metri, percorrendo corridoi illegali laddove solo gli apparecchi militari disponibili non sarebbero in grado di coprire vaste aree. Da qui testimonianze come questa:

[...] "Incuriosito dalla presenza di diversi ragazzi americani a Pordenone, sono venuti fuori alcuni dettagli interessanti. [...] Quando ci sono esercitazioni e la base di Aviano è piena, come in questi giorni, i militari alloggiano fuori in albergo. Ma la cosa più interessante è che spesso vi alloggiano piloti di linea della *** che atterrano a Tessera, distante 90 km da qui; dormono a Pordenone ed il giorno dopo si recano ad Aviano, dove non si sa che cosa facciano. I piloti *** ripartono in divisa per Aviano e probabilmente da lì volano da qualche parte. Il problema è che da Aviano non partono voli di linea...".

Stando ad altre testimonianze risulta, infatti, che alcuni di codesti aeromobili, in genere MD-80, MD-81, A-319, A-320, decollano senza passeggeri, anche se, ufficialmente, tali velivoli dovrebbero volare solo con un certo numero di persone paganti a bordo. Non è forse del tutto casuale il fatto che una buona parte degli scali militari sia stata messa a disposizione delle compagnie Low cost.

Ricordiamo uno strano episodio di qualche anno fa: un aereo, presumibilmente adibito ad operazioni clandestine di aerosol, ebbe, in fase di atterraggio, un cedimento del carrello sinistro, il velivolo non venne rimosso che molte ore dopo e l'aeroporto restò chiuso al traffico per due giorni, mentre i primi mezzi di soccorso ad accerchiare letteralmente il velivolo furono solo veicoli militari. Il giorno dopo il Sindaco della città dovette vietare il consumo di acqua potabile, poiché le falde, proprio in prossimità della pista, erano contaminate da un non ben identificato composto chimico. L'aeroplano rimase sul posto per quasi 48 ore, presidiato da militari, prima che si potesse tornare alla normalità.

In riferimento ai voli ad alta quota, come è possibile "mimetizzare" i voli "non regolari"?

I metodi sono sostanzialmente due.

a) Vengono usati dei sistemi di disturbo elettronico [2], così da non rendere visibile l'aeromobile sul radar (sia da strumentazione a terra sia in volo). Tale stratagemma è comunemente usato dai caccia e dalle altre unità militari. Alcune sequenze, risalenti al 2007, sembrerebbero avvalorare questa ipotesi. Fatto è che, spesse volte, anche gli aerei a bassa altitudine e quindi ben distinguibili nei dettagli ad occhio nudo, non vengono tracciati dai radar. Sono quindi a tutti gli effetti velivoli fantasma.

b) Gli aerei impegnati in occulte attività di aerosol possono assumere l'identificativo (ID) di voli regolari, anche se poi, eseguite le dovute verifiche, si scopre che questi ID corrispondono a velivoli che dovrebbero, invece, trovarsi in tutt'altro luogo. A tal proposito il giornalista canadese William Thomas scrive: "Un rappresentante dell'Aviazione federale statunitense, un informatore di alto rango, riferendosi all'attuale programma di aerosol clandestino nei cieli del mondo, ha affermato che gli spazi aerei controllati vengono sfruttati ad hoc, assegnando agli "aerei chimici" identificativi appartenenti a velivoli civili".

Concludiamo quindi con una raccomandazione: non viaggiate in aereo, poiché in questo modo contribuite al piano di avvelenamento della biosfera ed oltretutto rischiate di subire danni neurotossici, visto che l’aria in cabina viene aspirata dall’esterno ed in una zona dell’atmosfera altamente contaminata.

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[1] TRANSPONDER - Nelle telecomunicazioni, il termine transponder sta per Transmitter responder, a volte abbreviato in XPDR, XPNDR, TPDR. I transponder si trovano nei sistemi di identificazione amico-nemico, in quelli per il controllo del traffico aereo e nei radar secondari di sorveglianza (beacon radar). Sono usati sia negli aerei dell'aviazione generale che in quelli dell'aviazione commerciale per amplificare i segnali radar, rendendo il velivolo più visibile. La maggior parte dei transponder sono in grado di trasmettere informazioni sull'altitudine e un codice a quattro cifre noto come transponder code o "squawk code", per aiutare i controllori del traffico aereo a mantenere le distanze di sicurezza.

[2] CONTROMISURE ELETTRONICHE - Le contromisure elettroniche (in inglese Electronic Countermeasure o ECM) sono delle tecniche di guerra elettronica, o Electronic Warfare (EW), realizzate con dispositivi elettrici o elettronici, progettati per oscurare o ingannare radar, sonar o altri sensori di ricerca o di puntamento, che utilizzano gli infrarossi o i laser. Le contromisure possono essere usate sia in modo offensivo che difensivo, in quest'ultimo caso, per esempio per non consentire al nemico di acquisire i dati di puntamento da utilizzare con le sue armi. I sistemi ECM possono funzionare in modi diversi, per esempio creando elettronicamente falsi bersagli, oppure facendo apparire e scomparire dalla vista dei sensori nemici in modo casuale l'oggetto che si vuole proteggere. Le contromisure elettroniche sono utilizzate efficacemente per proteggere aeromobili, compresi i missili guidati. La maggior parte della aeronautiche militari del mondo utilizzano le ECM per proteggere i propri mezzi aerei, così come molte navi militari sono dotate di sistemi di guerra elettronica che comprendono le contromisure. Recentemente, alcuni carri armati di nuova generazione impiegano le ECM per ingannare i missili a guida laser o infrarosso. I sistemi di contromisure elettroniche vengono frequentemente installati sui sistemi d'arma che impiegano la tecnologia stealth, contribuendo al raggiungimento dello scopo di non consentire ai nemici l'individuazione. Le ECM offensive prendono spesso la forma del cosiddetto radar jamming, il "disturbo radar", mentre le ECM difensive includono le tecniche di intensificazione dell'eco radar e di jamming dei sistemi di guida dei missili in arrivo.