giovedì, marzo 17, 2011

Coccarde e mostarde

Festeggia, stupido omiciattolo, mentre io ti avveleno

!7 marzo 2011: si festeggiano i centocinquant’anni dall’unità d’Italia. Il ferale evento è celebrato con strade ed edifici pavesati da coccarde e bandiere tricolori, per mezzo di concioni e magniloquenti parate. Patetici festoni penzolano in ogni dove, persino dagli schermi televisivi. Occorre ricordare che codeste commemorazioni sono quanto di più lontano si possa immaginare dal genuino spirito patriottico sostanziato di identità culturale, un’identità svilita e conculcata da governi a delinquere.

Assistiamo ad un diluvio di retorica ipocrita e tronfia ed è naturale che le celebrazioni siano promosse ed enfatizzate da chi intende suscitare rigurgiti sciovinisti utili per manipolare la massa acefala, ma è sconsolante notare come persone di media cultura (si tratta probabilmente di erudizione o, meglio, di ignoranza ex cathedra) si lascino imbambolare dalla viscida propaganda. Addirittura i docenti di Lettere e di Storia, insegnanti che dovrebbero essere preparati su certi temi, si uniscono al peana, dimentichi affatto di un romanzo come “I Malavoglia” e della novella “Libertà”, in cui Giovanni Verga denuncia, tramite l’icastica tecnica dell’impersonalità, i sogni risorgimentali tramutatisi in incubi osceni.



Quanti altri esempi si potrebbero proporre! L’impietosa opera narrativa “I viceré” di De Roberto, il disincantato libro, “I Vecchi ed i giovani” di Pirandello, l'epicedio di Tommasi di Lampedusa, "Il gattopardo" nonché tutte le pagine di storici rigorosi che misero a nudo il carattere ingannevole dei panegirici in onore dell’ignominiosa dinastia sabauda e della sua feroce guerra di conquista. Problemi come la vigliacca invasione del regno borbonico, il cosiddetto brigantaggio, l’esoso fiscalismo della neonata compagine unitaria, l’asservimento dell’Italia a rapaci potenze straniere, quali il Regno Unito, la coscrizione obbligatoria con il suo strascico di miseria e di combattenti massacrati su fronti lontani… sono relegati in un censorio silenzio.

Nelle scuole, encicliche vomitate del Ministero della pubblica distruzione, esortano ad onorare la reproba ricorrenza: le nuove generazioni sono subdolamente plagiate, mentre la carcassa dei media servili ci assorda con cacofoniche riproduzioni dell’inno le cui parole furono plagiate da Goffredo Mameli. E’ inno che, tra versi di dozzinale solennità e crescendo ampollosi, mostra tutta la sua ridicola bruttezza di sinfonia abortita.

La retorica con i suoi paludamenti è sempre detestabile, anche quando è strumento per rievocare circostanze insigni; allorquando è un espediente mefistofelico per inculcare disvalori e blandire il popolo bue, si deve soltanto rigettare con vibrata ed inappellabile indignazione.



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3 commenti:

  1. Festeggiamenti per manifestare l'orgoglio (?) di essere ITALIANI VERI, disposti al sacrificio fino in fondo...per la patria. Credo che questo fosse il pensiero della maggior parte delle persone che conosco e che hanno partecipato alla farsa (i quali non hanno naturalmente mancato di appendere il tricolore al balcone).
    Poi non vedono le scie chimiche.

    Grazie "patria", per tutto ciò che hai fatto e che ancora stai facendo per noi; mutande: ecco cosa bisognava appendere ai balconi.

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  2. Mutande rigorosamente tricolori, Ginger.

    Ciao

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  3. Ed intanto sciano...

    UNITI DALLE SCIE.

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