domenica, settembre 24, 2006

E' proprio il quarto Reich

di Maurizio Blondet

Il professor Steven Jones è stato sospeso dalla docenza alla Brigham Young University (dove insegnava fisica), per aver sostenuto che le due Torri, l'11 settembre, caddero perché minate, non perché attaccate da terroristi islamici con aerei.
Steven Jones è il fisico che ritiene di aver identificato la sostanza usata nella «demolizione controllata»: sarebbe termite, miscuglio finemente mescolato di polvere d'alluminio e ossido di ferro che, una volta innescato, sviluppa una reazione chimica irreversibile che raggiunge i 2.800 gradi di temperatura: quel che occorre per liquefare i 47 pilastri interni alle Towers (core columns), 47 scatolati d'acciaio spesso dieci centimetri.

Vari lettori ci segnalano la punizione del professor Jones.
Ma i professori minacciati di sospensione sono almeno tre, tutti, come Jones, membri dell'associazione «Scholars for 911 truth» (docenti per la verità sull'11 settembre).
I minacciati di licenziamento sono il professor Kevin Barrett, dell'università del Wisconsin, e Bill Woodward, docente di psicologia all'università del New Hampshire.
Nella libera America d'oggi si può perdere il posto per delitto d'opinione.
E può accadere di peggio.

La giornalista Susan Lindauer è stata appena liberata da un «edificio correzionale di New York dov'è stata trattenuta per 'valutazione psichiatrica' per quasi un anno».
La sua colpa?
Nel marzo 2001 la Lindauer scrisse ad Andrew Card, già capo dello staff della Casa Bianca e suo cugino, avvertendo che una delegazione irachena l'aveva contattata per invitare gli USA ad inviare ispettori esperti di armamento in Iraq, dove avrebbero potuto raccogliere le prove che Saddam non aveva armi di distruzione di massa.
Immediatamente, sulla poveretta di sono rovesciate un mare di accuse, fra cui quella di essere un agente iracheno pagato.

Il 14 agosto Chris Bollyn, giornalista di American Free Press, è stato malmenato davanti a casa sua da agenti dell'FBI, che lo hanno anche colpito con un «taser» (una pistola elettrica che dà violente scosse): Bollyn, coraggioso amico, sta indagando sulle strane telefonate di «pre-avvertimento» ricevute da selezionati privilegiati poche ore prima dell'11 settembre, fra cui il messaggio ricevuto dalla Odigo, un'agenzia (israeliana) di istant messaging che aveva sede proprio nella zona del World Trade Center.
Un altro giornalista, Greg Palast, è sotto inchiesta del ministero per la Sicurezza Interna (Homeland Security).
Il suo delitto: nel girare un documentario su New Orleans distrutta dall'uragano Katrina e dalla criminale incompetenza dell'amministrazione Bush, Palast ha ripreso un sito «protetto per ragioni di sicurezza nazionale»: si tratta di un edificio della Exxon Mobil.
Palast ha chiesto, sarcastico, se la Louisiana sia ancora parte degli Stati Uniti o se sia stata annessa a qualche redivivo impero sovietico, dove la fotografia di «installazioni sensibili» era vietata.

La risposta dell'Homeland Security è stata positiva: la Louisiana è ancora parte degli USA.
Ma sono gli Stati Uniti ad essere cambiati.

Dall'11 settembre, la «libera America» è stata mutata in un sistema totalitario di tipo nuovo, che in mancanza di meglio deve essere definito «Quarto Reich».

A stabilire l'inquietante parallelo non è un'associazione islamica bensì un giurista americano di nome Jacob G. Homberger. (1)
Il quadro legale delle libertà americane, dice Homberger, è stato rovesciato dalla legge speciale anti-terrorismo chiamata «Patriot Act».
La quale appare ricalcata fin nei particolari sulla legge speciale d'emergenza che il cancelliere Adolf Hitler pretese nel 1934, e che trasformò il suo potere di governante legalmente eletto in quello di dittatore.

L'11 settembre tedesco fu, come si sa, l'incendio del Parlamento (il Reichstag).
Il giorno dell'attentato, Bush era in Florida in una scuola elementare a leggere ai bambini un libro che parlava di caprette saltellanti.
A Berlino, il 27 febbraio, il noto Cancelliere era placidamente a pranzo con Goebbels, quando ricevè la telefonata dell'avvenuto attentato alla democrazia germanica.

Nell'America del 2001, il potere ha subito diffuso le «prove» che il colpevole era «Al Qaeda» e in più generale il «terrorismo islamico»: video di Osama e lista completa degli attentatori.
Nel 1934, il governo di Berlino «scoprì» rapidamente che ad incendiare il Reichstag erano stati «terroristi comunisti».
«È l'inizio della rivoluzione bolscevica!», gridò Goering al colmo dell'indignazione davanti alle fiamme.
Come lo sapeva?
Sapeva.

Il governo aveva scoperto «materiale di stampa clandestina» comunista che dettagliava l'intero piano delittuoso.
Era programmato l'incendio «di edifici statali, musei, residenze e impianti strategici […] donne e bambini sarebbero stati messi davanti ai gruppi di terroristi [come scudi umani]».
L'incendio del Reichstag non era che «il segnale di un'insurrezione e della guerra civile».
«È stato accertato», assicurava il governo legale di Berlino, «che il giorno stesso si sarebbero dovuti verificare in tutta la Germania atti terroristici contro individui, proprietà private, la vita e l'incolumità di gente innocente per dare inizio alla guerra civile».
Il giorno stesso il cancelliere strappò al capo dello Stato (Hindenburg) un decreto presidenziale intitolato «Per la protezione del popolo e dello Stato», che sospendeva le garanzie costituzionali.

Nel 2001, Bush ha chiesto ad un Senato terrorizzato (dalle lettere all'antrace, ricevute da soli senatori democratici, ossia dell'opposizione) la legge d'emergenza che gli dà pieni poteri contro la «guerra al terrorismo globale»: il Patriot Act, appunto.
Il decreto di Hindenburg sanciva la «restrizione della libertà personale e del diritto alla libera espressione delle opinioni, libertà di stampa compresa; la facoltà per il governo di violare la corrispondenza privata, sia postale, telegrafica o telefonica; il permesso per perquisizioni in abitazioni, confisca e restrizioni della proprietà».
Il Patriot Act, come hanno sperimentato il professor Jones e i giornalisti e docenti sopra citati, fornisce queste stesse facoltà al potere costituito americano.

Due settimane dopo, Hitler chiese al parlamento di delegare a lui tutti i poteri anche legislativi, in modo che potesse, con piena autorità, affrontare l'eccezionale pericolo incombente sulla patria. Ci fu qualche tentativo di opposizione.
Il cancelliere mise in riga i deputati riottosi gridando: «La Germania sarà libera, ma senza di voi!». Bush ha detto cose molto simili: «O con noi o contro di noi», «Odiano la nostra libertà», eccetera.
Alla fine Hitler ottenne il decreto che gli dava pieni poteri («Ermächtigungsgesetz») con 441 voti contro 84.
La misura, disse il cancelliere, era temporanea: e infatti la sottopose anno dopo anno al parlamento per la riconferma, che non mancò mai.
In questo, persino più democratico di Bush, ironizza Hornberger.
Perché Bush ha ottenuto dal Congresso il decreto di «autorizzazione alla forza» che gli conferisce poteri insindacabili e totali per combattere «il terrorismo globale».

Tale decreto non ha bisogno di essere confermato, perché vige finchè dura «la guerra al terrorismo».
E quando mai finisce una guerra al terrorismo globale?

«È impossibile conoscere con qualche sicurezza quando l'ultimo terrorista sarà sterminato o neutralizzato», dice il giurista, «sicchè, dal punto di vista pratico, la 'guerra al terrore' è guerra perpetua, e i poteri di Bush, il comandante in capo, altrettanto perpetui».
È precisamente la guerra senza fine che Orwell descrive nel suo «1984», e che giustifica il sistema totalitario vigente, con le sue penurie e il suo terrore.

Hilter risparmiò al popolo le penurie, almeno fino a guerra inoltrata.
Nel 1934, si trovò il comunista terrorista colpevole dell'incendio del Reichstag: tale Martin van der Lubbe, un olandese.
Gli storici, questi complottisti, ritengono oggi che van der Lubbe sia stato usato come strumento dai nazisti; non lo sapremo mai, perché il terrorista fu prontamente giustiziato.

Ma altri capi terroristi comunisti processati con lo sciagurato furono rilasciati dai tribunali tedeschi, per assenza o esiguità di prove: è accaduto anche in USA, dove terroristi accertati dai media sono stati poi rilasciati.
Il cancelliere coi baffetti corse ai ripari: le cause per tradimento furono trasferite dalla Corte Suprema a un tribunale speciale di otto membri, di cui cinque erano tesserati del Partito.
Uno degli accusati liberati dai giudici ordinari fu rimesso in «custodia preventiva», e morì in carcere durante la guerra; esattamente come nell'America di oggi, dove un numero inaccertabile di persone sono detenute da anni senza processo e senza accusa precisa, e dunque senza possibilità di difesa - anche si sospetta cittadini americani - in qualità di «enemy combatants».
Infatti anche Bush, il comandante in capo, dice Hornebrg, «ha il potere di arrestare cittadini americani e negare ad essi un giusto processo, assistenza legale e l'accesso alle corti federali ordinarie. Può detenere persone e mandarle in Stati stranieri per esservi torturate. Può intercettare telefonate senza mandato. In altre parole, il nuovo regime americano può condurre la sua 'guerra al terrore' negli Stati Uniti con gli stessi poteri che si è dato in Iraq».

Ciò è logico nei sistemi totalitari: che mentre perseguono il nemico esterno, incessantemente perseguono e smascherano i «nemici interni».
Le perquisizioni o irruzioni notturne, le detenzioni senza termine, la tortura praticate in Iraq sono per ora risparmiate agli americani: ma si tratta di un'esenzione di fatto, non di diritto.
E infatti vari membri della Corte Suprema vorrebbero legalizzare la tortura per estorcere informazioni.
Una volta legalizzato, questo metodo di interrogatorio non avrà motivo di non essere usato all'interno del Paese più libero del mondo.
Ciò induce il giurista a temere che persino con un presidente migliore di Bush, nel 2009, il sistema di totalitarismo democratico messo in atto possa durare: perché è appunto un sistema, ormai un coerente insieme di istituzioni, troppo comode per il potere perché esso vi rinunci volontariamente (pensate ai giudici che potessero portare come prove contro l'imputato le confessioni ottenute sotto tortura: quanta fatica risparmiata nelle indagini).

Intanto, giornalisti vengono malmenati e detenuti, professori perdono il posto: Quarto Reich America.
E le guerre continuano, come nel Terzo, giustificando all'infinito le misure «speciali».
Se un giorno sopravviveremo a tutto questo, potremo sviluppare sensate riflessioni sulla democrazia e le sue illusioni.
La prima di tutte: la convinzione che il sistema democratico abbia in sé chissà quali misteriosi anticorpi contro la dittatura.
Che la separazione dei poteri, la proprietà privata, la libera stampa e il potere legislativo eletto dai cittadini siano lì a vegliare, occhiuti ed energici, contro ogni lesione dei diritti e delle libertà, politiche e d'opinione.
Questa illusione, in cui ci culliamo, è priva di fondamento.

Il Quarto Reich è il prodotto di un colpo di Stato nuovo e sofisticato; ma non più sofisticato dei metodi con cui il Terzo tramutò una democrazia pluralista, nel Paese più avanzato d'Europa, in dittatura.
Basta spaventare la gente contro un nemico invisibile, aizzarne l'odio e le paura.
Basta una stampa servile che tace la verità, perché non fa comodo ai padroni.
Basta poco, e gli oppositori al sistema saranno ridotti al silenzio come «anti-americani», anti-semiti, cospirazionisti…

Ultime notizie dal Quarto Reich, da leggere finchè siete in tempo:
- Una decina di giornalisti della Florida, fra cui noti personaggi televisivi e opinionisti del Miami Herald, sono risultati pagati dalla Casa Bianca (fino a 175 mila dollari l'uno) per diffondere notizie false su Fidel Castro.
- Donald Rumsfeld, parlando all'American Legion, ha detto che la libertà americana è minacciata non solo da una complessa «rete di terroristi» ma da «occidentali moralmente corrotti» che si rendono complici obbiettivi del terrorismo, e strateghi militari critici del suo operato (di Rumsfeld), che indeboliscono le difese del Paese. «Provocare la confusione morale o intellettuale su chi o che cosa è giusto o sbagliato mina la volontà e la perseveranza delle società libere», ha detto von Rumsfeld. (2)
- Il comune di New York imporrà a 1400 suoi insegnanti di seguire un corso su Israele. Il corso, elaborato dal consolato israeliano a New York, è inteso - così ha detto il console Aryel Mekel, «a formare attraverso gli insegnanti una generazione di leader educati a mantenere la relazione speciale tra Stati Uniti e Israele». (3)
Questa almeno è una novità: il Terzo Reich non si sarebbe fatto dettare i programmi scolastici da un console di uno Stato estero.

Note

1) Jacob G. Hornberger, «A democratic dictatorship», The Future of Freedom Foundation, 25 agosto 2006.
2) Address at the 88th Annual American Legion National Convention «Delivered by Secretary of Defense Donald H. Rumsfeld, Salt Lake City, Utah», August 29, 2006.
3) Yaniv Halili, «New Yorkers to study about Israel», Y net-new, 8 settembre 2006.

(Tratto da www.effedieffe.com)

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