di G. La Grassa
Fonte: http://ripensaremarx.splinder.com/
Su richiesta di un certo Zappalà, il commissario europeo al Bilancio, Dalia Grybauskaite (lituana), ha informato che tra il 1999 e il 2004 [periodo in cui Prodi fu presidente della Commissione europea; ndr.] sono 64 i contratti ottenuti da Nomisma da quella Commissione, di cui 1 dalla direzione allargamento, 2 dall’informazione, 2 dalla ricerca, 59 dall’ufficio degli aiuti ai paesi in via di sviluppo. “I relativi pagamenti – dice la nota del commissario – ammontano a un totale di 8,4 milioni di euro” (16 miliardi di vecchie lire).
Che cos’è Nomisma (già incontrata negli schemi finanziari intestati ai fratelli Rovati)? Una società di ricerche e consulenze fondata a Bologna da Prodi nel 1981. E’ rimasta gustosamente famosa una sua ricerca di tanti anni fa (adesso non chiedetemi la data), quando Prodi era Presidente dell’IRI, commissionata dalle FFSS, costata circa 2 milioni a pagina (in quella lontana data), mai servita a nulla e contenente una serie di “scoperte dell’acqua calda”, che purtroppo non ho conservato (non si può raccogliere tutto), ma che fecero il giro di almeno una serie di ambienti economici e accademici, tra ghignate e sorrisi.
Nel 1995, per entrare in politica, Prodi si dimise da Presidente del Comitato scientifico della società, e subentrò – mi pare – un suo allievo, Patrizio Bianchi, persona comunque di valore e capace (una volta tanto). Nel 2001 divenne presidente della società De Castro, che un anno prima era stato chiamato da Prodi quale suo consulente (per l’agricoltura) a Bruxelles. Questo De Castro è oggi Ministro dell’agricoltura nell’attuale Governo. Invece non è più presidente della Nomisma dal 2004, poiché si dimise quando vennero in evidenza, subito dopo il crac della Parmalat, i finanziamenti plurimiliardari dati da Calisto Tanzi alla Nomisma.
Sottolineo ancora che i finanziamenti europei alla suddetta società sono stati dati durante il periodo 1999-2004 (Presidenza europea di Prodi); e che il De Castro, oltre ad essere stato dal 2000 consulente alla Commissione europea, dal 2001 al 2004 Presidente della Nomisma, è attualmente Ministro. Non faccio commenti, perché ritengo di star rivolgendomi a tutte persone intelligenti e “adulte e vaccinate”.
Volevo aggiungere in coda editoriale di Giavazzi sul Corriere di oggi (18); è uno dell’establishment che parla di Governo-Telecom, quindi mi forniva l’occasione di trincerarmi dietro le cose poco piacevoli (non per me) che ha scritto. Tuttavia, mi ha creato tali problemi con la posta elettronica che l’ho cancellato. Chi può trovi il Corriere e lo legga.
L’importante non è tanto far commenti polemici quanto riflessioni. Dobbiamo tenerci a lungo questo…(censura)..di Prodi? E se cadesse lui, sarebbe bene se venisse D’Alema o magari Rutelli-Veltroni o altri del genere? E se facessero nuove elezioni, andrebbe bene che tornassero gli altri, forsennatamente filoamericani e filosionisti? Le domande, per me, sono retoriche; a tutte risponderei: NOOOOO!!!!
E allora pensiamoci, se abbiamo ancora le testa sulle spalle. Bisogna fare un gran falò di tutto e tutti! Certo so bene che siamo lontani dalla creazione di un’alternativa al ceto politico (e intellettuale) che imperversa oggi. Ma se mai si comincia a pensare al “gran falò”, non ci avvicineremo mai.
Fonte: http://ripensaremarx.splinder.com/
Su richiesta di un certo Zappalà, il commissario europeo al Bilancio, Dalia Grybauskaite (lituana), ha informato che tra il 1999 e il 2004 [periodo in cui Prodi fu presidente della Commissione europea; ndr.] sono 64 i contratti ottenuti da Nomisma da quella Commissione, di cui 1 dalla direzione allargamento, 2 dall’informazione, 2 dalla ricerca, 59 dall’ufficio degli aiuti ai paesi in via di sviluppo. “I relativi pagamenti – dice la nota del commissario – ammontano a un totale di 8,4 milioni di euro” (16 miliardi di vecchie lire).
Che cos’è Nomisma (già incontrata negli schemi finanziari intestati ai fratelli Rovati)? Una società di ricerche e consulenze fondata a Bologna da Prodi nel 1981. E’ rimasta gustosamente famosa una sua ricerca di tanti anni fa (adesso non chiedetemi la data), quando Prodi era Presidente dell’IRI, commissionata dalle FFSS, costata circa 2 milioni a pagina (in quella lontana data), mai servita a nulla e contenente una serie di “scoperte dell’acqua calda”, che purtroppo non ho conservato (non si può raccogliere tutto), ma che fecero il giro di almeno una serie di ambienti economici e accademici, tra ghignate e sorrisi.
Nel 1995, per entrare in politica, Prodi si dimise da Presidente del Comitato scientifico della società, e subentrò – mi pare – un suo allievo, Patrizio Bianchi, persona comunque di valore e capace (una volta tanto). Nel 2001 divenne presidente della società De Castro, che un anno prima era stato chiamato da Prodi quale suo consulente (per l’agricoltura) a Bruxelles. Questo De Castro è oggi Ministro dell’agricoltura nell’attuale Governo. Invece non è più presidente della Nomisma dal 2004, poiché si dimise quando vennero in evidenza, subito dopo il crac della Parmalat, i finanziamenti plurimiliardari dati da Calisto Tanzi alla Nomisma.
Sottolineo ancora che i finanziamenti europei alla suddetta società sono stati dati durante il periodo 1999-2004 (Presidenza europea di Prodi); e che il De Castro, oltre ad essere stato dal 2000 consulente alla Commissione europea, dal 2001 al 2004 Presidente della Nomisma, è attualmente Ministro. Non faccio commenti, perché ritengo di star rivolgendomi a tutte persone intelligenti e “adulte e vaccinate”.
Volevo aggiungere in coda editoriale di Giavazzi sul Corriere di oggi (18); è uno dell’establishment che parla di Governo-Telecom, quindi mi forniva l’occasione di trincerarmi dietro le cose poco piacevoli (non per me) che ha scritto. Tuttavia, mi ha creato tali problemi con la posta elettronica che l’ho cancellato. Chi può trovi il Corriere e lo legga.
L’importante non è tanto far commenti polemici quanto riflessioni. Dobbiamo tenerci a lungo questo…(censura)..di Prodi? E se cadesse lui, sarebbe bene se venisse D’Alema o magari Rutelli-Veltroni o altri del genere? E se facessero nuove elezioni, andrebbe bene che tornassero gli altri, forsennatamente filoamericani e filosionisti? Le domande, per me, sono retoriche; a tutte risponderei: NOOOOO!!!!
E allora pensiamoci, se abbiamo ancora le testa sulle spalle. Bisogna fare un gran falò di tutto e tutti! Certo so bene che siamo lontani dalla creazione di un’alternativa al ceto politico (e intellettuale) che imperversa oggi. Ma se mai si comincia a pensare al “gran falò”, non ci avvicineremo mai.
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