domenica, marzo 25, 2007

L'educazione spartana (articolo di Zret)

La fanciulla scarna, tenendo per la corda al pascolo la vaccherella magra stecchita, guardava innanzi e si chinava in fretta a rubarle, per cibo della famiglia, qualche erba di cui la fame aveva insegnato che anche gli uomini potevan vivere (A. Manzoni, I promessi sposi).

È noto che l’educazione spartana era molto rigida: i bambini, sottratti ai genitori, erano addestrati per conto dello stato e sottoposti ad una disciplina assai dura. L’educazione comprendeva attività volte a temprare il corpo ed ad ingagliardire la capacità di resistere in condizioni critiche: esisteva, per esempio, il cimento della kryptèia, con cui si mandava il giovane futuro òmoios in territorio ilota per una settimana, senza viveri, affinché imparasse a sopravvivere in terra nemica. Talora l’educazione assumeva forme cruente, come quando gli adolescenti dovevano rubare del formaggio dall’altare della dea Artemide Ortia, sotto le vibranti scudisciate dei coetanei. Questa cerimonia è presumibilmente la reminiscenza di un rito di passaggio.

Dormire sulla nuda terra sia d’estate sia d’inverno, adeguarsi ad una vita assai frugale, consumare i pasti in comune (i sissizi), imparare a maneggiare la lancia e la spada: erano questi i capisaldi di una paideia che, pur comprendendo anche la musica ed i grammata, ossia il saper leggere e scrivere, era incentrata sulle abilità militari (areté). Senza dubbio tale sistema educativo si confaceva alle esigenze di una pòlis militarista, la cui politica, però, fu improntata all’autoconservazione e non all’espansionismo.

Oggi non esistono più maestri inflessibili come i pedonomi, i magistrati lacedemoni che dirigevano l'educazione pubblica degli adolescenti, usi ad affrontare strettezze e difficoltà di ogni tipo. Oggi la società occidentale, dalla famiglia alla scuola, ha creato, pur con qualche eccezione, generazioni di giovani slombati e talora viziati. Conosco molti adolescenti dalle molteplici qualità, ma letteralmente incapaci di tollerare, non dico il freddo pungente oppure il caldo torrido, ma un refolo o una temperatura di poco superiore al normale.

Quando hanno sete, questi ragazzi inseriscono le monete nel distributore automatico, si acquistano una bottiglia d’acqua di cui bevono solo una parte del contenuto, poiché, quando l’acqua si intiepidisce appena, non è più gradevole. Ecco allora le bottiglie semipiene abbandonate, gettate nei cestini: con quell’acqua si potrebbe dissetare qualche passerotto o un fiore che languisce in un vaso dimenticato in un angolo. Per questi adolescenti è tutto scontato e normale: pigiare un pulsante ed accendere la luce, gustare un piatto di pasta condita, scorrazzare con il ciclomotore.


Ignari di quanto queste comodità possano essere precarie, se un’apprensione li attanaglia, è quella riguardante il rischio di perdersi, per un imprevisto, il seguito di Tre metri sopra il cielo. Avvezzi a sprecare tutto, a bighellonare, restano indifferenti come, d’altronde, molti adulti, ai pericoli spesso invisibili, ma insidiosi che minacciano la salute. Quante volte sono stati avvertiti che le onde elettromagnetiche dei cellulari sono dannose, eppure tengono quei marchingegni diabolici (nel vero senso del termine) sempre accesi ed a contatto del corpo. Alcuni dormono per giunta con il cellulare lasciato acceso sotto il cuscino! Quante volte sono stati avvertiti che, durante le giornate di disseminazione chimico-biologica, è preferibile non uscire, per evitare di essere direttamente irrorati. Nonostante ciò, seguitano ad uscire e trascorrono molte ore all’aperto, mentre sulla loro verticale si disegnano scie sfrangiate, da cui ricade ogni sorta di veleno. Lo ammetto: non uscire è solo una precauzione, non una panacea, ma è meglio di niente. Comprendo pure che tutto ciò significa cambiare le proprie abitudini, ma bisogna sapersi adattare. Gli animali domestici evitano anche solo di uscire sul poggiolo, grazie al loro istinto di autoconservazione, quando incrociano gli aerei della morte.

Non sarà il caso di cominciare a concepire che questo benessere potrebbe non durare? Non sarà opportuno considerare con oggettività gli scenari del mondo attuale, per correre ai ripari, prima che sia troppo tardi? Cerchiamo di prepararci in modo adeguato ai cambiamenti futuri: la situazione potrebbe degenerare anche domani stesso. Forse avremo una chance in più, allorché la lava principierà a dilagare, se agiremo come la formica che fa provviste, mentre la cicala ozia al sole.

Freccia (anche un missile?) prevista vien più lenta, ci insegna Dante Alighieri.

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