La decisione della Russia di vietare le esportazioni di grano in seguito agli incendi divampati nel paese, ha spinto alle stelle i prezzi alimentari con un incremento del 19% in appena una settimana, al crescere dei timori sul fatto che la volatilità globale nei prodotti alimentari e nelle materie prime possa portare ad una bomba inflazionistica mondiale, accompagnata da diffuse sommosse alimentari.
Lenin, una volta, definì il grano la "valuta delle valute", sottolineando la sua importanza per il modo in cui influenza tutto, dagli alimenti di base, come il pane, ai mangimi animali.
Il 5 agosto 2010 il primo ministro russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che vieta l'esportazione di grano, orzo, segale, mais e farina sino alla fine dell'anno, contribuendo ad un aumento del 92% dei prezzi mondiali del frumento da giugno.
Le persistenti condizioni di siccità in tutta la Federazione Russa stanno minacciando anche le semine invernali, «con implicazioni potenzialmente gravi per l'approvvigionamento mondiale di frumento nel 2011/12», secondo la F.A.O.
La carenza di cibo a causa di condizioni meteorologiche mostruose in altre aree del mondo sta contribuendo anch'essa alla spirale dei prezzi. Altri fattori critici sono i seguenti.
- La siccità in Ucraina e Kazakistan, due dei grandi granai del mondo, si aggiunge nell'impatto sui prezzi.
- Le inondazioni in Canada hanno ulteriormente ridotto l'offerta di grano e spinto i costi verso l'alto.
- Le gelate fuori stagione in Florida hanno colpito i raccolti destinati al succo d'arancia.
- Devastanti inondazioni in Pakistan hanno spazzato via il bestiame e le aziende agricole, con migliaia di chilometri quadrati di terreno agricolo distrutti, con effetti di rialzo sui prezzi dei prodotti alimentari di base.
- L'eccessiva pioggia in Brasile e Colombia ha gonfiato i prezzi del caffè.
- L'aumento dei prezzi delle materie prime per il grano ha portato a un'impennata generale dei prezzi della carne a livello globale.
Secondo l'«Independent» di Londra, la crisi rischia di scatenare una "bomba inflazionistica", infliggendo devastazioni fiscali alle fragili economie dell'Occidente, mentre minaccia la sopravvivenza stessa di milioni di persone nei cosiddetti paesi in via di sviluppo.
«Nel complesso questo indica che le nazioni occidentali saranno colpite da un'acutissima inflazione nel prossimo anno, quando il prezzo di pane, birra, benzina e molti altri beni di prima necessità saliranno più in alto ancora. Tenuto conto delle prospettive di crescita stagnante nelle economie occidentali, si rischia un ritorno alla "stagflazione": crescita stagnante accoppiata con inflazione elevata», afferma il rapporto.
Gli hedge funds globali si stanno ora accaparrando i prodotti alimentari e le materie prime, con esempi quali il manager di hedge fund, Anthony Ward, che si presume abbia investito 650 milioni di sterline (1 miliardo di dollari, 750 milioni di euro, n.d.t.) nel mercato del cacao con l'acquisto di 240mila tonnellate di semi, abbastanza per produrre cinque miliardi barrette di cioccolato. Le speculazioni finanziarie sui prezzi alimentari hanno amplificato la volatilità dei prezzi.
L'organo globalista «Financial Times» ammette che «una nuova crisi alimentare non sembra fuori questione», a causa del divieto di esportazione di grano da parte della Russia, notando che le rivolte per il cibo nei paesi in via di sviluppo si sono verificate due anni fa in mezzo a condizioni simili.
In connessione con le imposte sul consumo correlate alle emissioni di biossido di carbonio, i picchi delle tasse sulle vendite, le impennate dell'imposizione sui redditi, gli aumenti dei prezzi della benzina, le paralizzanti misure di austerità ed il dollaro statunitense in picchiata, i prezzi alimentari che schizzano alle stelle serviranno a castrare ulteriormente gli Statunitensi dal punto di vista finanziario, consentendo all'élite di raggiungere l'obiettivo di sventrare la classe media, costringendola ad adottare standard di vita più bassi e sempre più dipendenti dalle politiche ingombranti del governo, per il suo sostentamento e la stessa sopravvivenza.
Fonte: Mariorossinetwork
Lenin, una volta, definì il grano la "valuta delle valute", sottolineando la sua importanza per il modo in cui influenza tutto, dagli alimenti di base, come il pane, ai mangimi animali.
Il 5 agosto 2010 il primo ministro russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che vieta l'esportazione di grano, orzo, segale, mais e farina sino alla fine dell'anno, contribuendo ad un aumento del 92% dei prezzi mondiali del frumento da giugno.
Le persistenti condizioni di siccità in tutta la Federazione Russa stanno minacciando anche le semine invernali, «con implicazioni potenzialmente gravi per l'approvvigionamento mondiale di frumento nel 2011/12», secondo la F.A.O.
La carenza di cibo a causa di condizioni meteorologiche mostruose in altre aree del mondo sta contribuendo anch'essa alla spirale dei prezzi. Altri fattori critici sono i seguenti.
- La siccità in Ucraina e Kazakistan, due dei grandi granai del mondo, si aggiunge nell'impatto sui prezzi.
- Le inondazioni in Canada hanno ulteriormente ridotto l'offerta di grano e spinto i costi verso l'alto.
- Le gelate fuori stagione in Florida hanno colpito i raccolti destinati al succo d'arancia.
- Devastanti inondazioni in Pakistan hanno spazzato via il bestiame e le aziende agricole, con migliaia di chilometri quadrati di terreno agricolo distrutti, con effetti di rialzo sui prezzi dei prodotti alimentari di base.
- L'eccessiva pioggia in Brasile e Colombia ha gonfiato i prezzi del caffè.
- L'aumento dei prezzi delle materie prime per il grano ha portato a un'impennata generale dei prezzi della carne a livello globale.
Secondo l'«Independent» di Londra, la crisi rischia di scatenare una "bomba inflazionistica", infliggendo devastazioni fiscali alle fragili economie dell'Occidente, mentre minaccia la sopravvivenza stessa di milioni di persone nei cosiddetti paesi in via di sviluppo.
«Nel complesso questo indica che le nazioni occidentali saranno colpite da un'acutissima inflazione nel prossimo anno, quando il prezzo di pane, birra, benzina e molti altri beni di prima necessità saliranno più in alto ancora. Tenuto conto delle prospettive di crescita stagnante nelle economie occidentali, si rischia un ritorno alla "stagflazione": crescita stagnante accoppiata con inflazione elevata», afferma il rapporto.
Gli hedge funds globali si stanno ora accaparrando i prodotti alimentari e le materie prime, con esempi quali il manager di hedge fund, Anthony Ward, che si presume abbia investito 650 milioni di sterline (1 miliardo di dollari, 750 milioni di euro, n.d.t.) nel mercato del cacao con l'acquisto di 240mila tonnellate di semi, abbastanza per produrre cinque miliardi barrette di cioccolato. Le speculazioni finanziarie sui prezzi alimentari hanno amplificato la volatilità dei prezzi.
L'organo globalista «Financial Times» ammette che «una nuova crisi alimentare non sembra fuori questione», a causa del divieto di esportazione di grano da parte della Russia, notando che le rivolte per il cibo nei paesi in via di sviluppo si sono verificate due anni fa in mezzo a condizioni simili.
In connessione con le imposte sul consumo correlate alle emissioni di biossido di carbonio, i picchi delle tasse sulle vendite, le impennate dell'imposizione sui redditi, gli aumenti dei prezzi della benzina, le paralizzanti misure di austerità ed il dollaro statunitense in picchiata, i prezzi alimentari che schizzano alle stelle serviranno a castrare ulteriormente gli Statunitensi dal punto di vista finanziario, consentendo all'élite di raggiungere l'obiettivo di sventrare la classe media, costringendola ad adottare standard di vita più bassi e sempre più dipendenti dalle politiche ingombranti del governo, per il suo sostentamento e la stessa sopravvivenza.
Fonte: Mariorossinetwork
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