Per i magistrati la diffamazione non sussiste se questa è perpetrata dai cosiddetti scienziati. In questo caso trattasi di "diritto di critica".
E’ sacrosanto appellarsi all’interpretazione delle leggi, altrimenti si rischia di applicarle in maniera rigida, astratta, ma bisogna altresì dimostrare senso di assoluta equità. In caso contrario, la “giustizia” diventa arbitrio. Chi è chiamato a giudicare deve dimostrare saggezza, capacità di discernimento, imparzialità, prudenza: sono virtù ammirevoli in tutti; assolutamente necessarie nei magistrati. Ora, ci pare che siamo, invece, di fronte a rinvii a giudizio per lo meno avventati, ad archiviazioni discutibili e soprattutto ad un accanimento nei confronti non di chi diffama, ma di chi denuncia crimini gravissimi. Il tutto denota totale mancanza di prospettiva: infatti coloro che denunciano le malefatte di alcuni esponenti del sistema, si ritrovano con procedimenti penali a loro carico, mentre gli autori di reati ambientali e contro la salute (assieme alle coorti dei collusi, ossia i negazionisti-persecutori) possono continuare a delinquere liberamente. Si vede la pagliuzza e si ignora la trave: che oggi, a causa soprattutto della geoingegneria clandestina, una persona su due si ammali di tumore è un’inezia per gli italici (e non solo) tribunali, mentre un aggettivo riferito ad un disinformatore è un delitto di lesa maestà.
Ci auguriamo che nessun giudice in modo diretto o no debba mai constatare le conseguenze di tale disparità di trattamento. Auspichiamo che nelle corti siedano solo magistrati integerrimi, chiamati ad un compito difficile e di grande responsabilità, perché è scritto “Non giudicate e non sarete giudicati”.
Il file audio “La legge sono io” offre un piccolo, ma significativo saggio di quanto sin qui argomentato.
E’ sacrosanto appellarsi all’interpretazione delle leggi, altrimenti si rischia di applicarle in maniera rigida, astratta, ma bisogna altresì dimostrare senso di assoluta equità. In caso contrario, la “giustizia” diventa arbitrio. Chi è chiamato a giudicare deve dimostrare saggezza, capacità di discernimento, imparzialità, prudenza: sono virtù ammirevoli in tutti; assolutamente necessarie nei magistrati. Ora, ci pare che siamo, invece, di fronte a rinvii a giudizio per lo meno avventati, ad archiviazioni discutibili e soprattutto ad un accanimento nei confronti non di chi diffama, ma di chi denuncia crimini gravissimi. Il tutto denota totale mancanza di prospettiva: infatti coloro che denunciano le malefatte di alcuni esponenti del sistema, si ritrovano con procedimenti penali a loro carico, mentre gli autori di reati ambientali e contro la salute (assieme alle coorti dei collusi, ossia i negazionisti-persecutori) possono continuare a delinquere liberamente. Si vede la pagliuzza e si ignora la trave: che oggi, a causa soprattutto della geoingegneria clandestina, una persona su due si ammali di tumore è un’inezia per gli italici (e non solo) tribunali, mentre un aggettivo riferito ad un disinformatore è un delitto di lesa maestà.
Ci auguriamo che nessun giudice in modo diretto o no debba mai constatare le conseguenze di tale disparità di trattamento. Auspichiamo che nelle corti siedano solo magistrati integerrimi, chiamati ad un compito difficile e di grande responsabilità, perché è scritto “Non giudicate e non sarete giudicati”.
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