domenica, febbraio 21, 2010

Nanotecnologie per rimuovere gli inquinanti: nuove conferme alle acquisizioni di ricercatori come la Dottoressa Staninger e la Palit

Filamento di Morgellons con punta d'oroL'articolo che pubblichiamo è una conferma delle acquisizioni e delle scoperte di vari ricercatori, tra cui la Dottoressa Staninger e la Palit. La Staninger, infatti, tempo fa rintracciò, nei filamenti estratti dalle ferite dei malati di Morgellons, correlabili a quelli di ricaduta delle scie, delle nanostrutture con un segmento d'oro. Sia la nota tossicologa californiana sia la giornalista indipendente Carolin Williams Palit hanno correlato la luce ultravioletta alla capacità dei nanotubi di autoassemblarsi (nell'articolo è spiegato in che modo e per quale motivo i nanotubi contengono sia carbonio sia oro). Come ipotizzammo mesi addietro, i campi magnetici orientano le nanostrutture: ne consegue che l'irradiazione costante ed eccessiva di onde elettrodinamiche è funzionale all'operazione chemtrails, con cui sono dispersi nell'ambiente non solo elementi chimici, ma anche nanomateriali. Quello che pareva fantasia è, invece, realtà. Un'ultima osservazione: i nanotubi contro l'inquinamento sono solo una storia di copertura ed in questo modo si continuerà, completamente indisturbati, a diffondere nanosensori sui centri abitati. Da quando agli inquinatori interessa disinquinare? Non dimentichiamo, infine, che la diffusione delle nanotecnologie è un "rimedio" peggiore del male che si finge di voler combattere.


Una recente ricerca eseguita presso la Rice University potrebbe portare a nuove tecnologie per bonificare le aree che hanno subìto sversamenti di petrolio ed acque di falda inquinate: si è riusciti, infatti, a mostrare come sottili particelle di metallo e carbonio possano intrappolare goccioline di petrolio nell’acqua che si autoassemblano – a decine di milioni - per formare minuscole sacche sferiche. Inoltre, gli studiosi hanno trovato che la luce ultravioletta ed i campi magnetici potrebbero essere usati per orientare le nanoparticelle, determinando un capovolgimento delle “sacche” ed il rilascio del loro carico, una caratteristica che potrebbe essere utile anche per la somministrazione di farmaci.

Nanotubi autoassemblanti"Il nucleo della rivoluzione nanotecnologica risiede nella progettazione di nanoparticelle inorganiche che si possono autoassemblare in strutture più ampie, simili a ‘granelli intelligenti’ in grado di svolgere differenti funzioni, per esempio la rimozione degli inquinanti ambientali”, ha spiegato Pulickel Ajayan, primo autore dell’articolo apparso sulla rivista “Nano Letters”. "Il nostro approccio porta l’idea dei nanomateriali funzionali autooassemblanti un passo più vicino alla realtà.”

I nanocavi multisegmentati, ottenuti dai ricercatori, sono simili a "bastoncini nanoscopici” formati grazie alla connessione di due nanomateriali con differenti proprietà: in principio venivano impiegati nanotubi di carbonio a cui venivano collegati corti segmenti di oro. Ma, secondo Ajayan, con l’aggiunta di vari altri segmenti, di nichel o di altri materiali, i ricercatori possono creare nanostrutture effettivamente multifunzionali.

La tendenza di questi nanobastoni ad assemblarsi in miscele acqua-olio è dovuta alla proprietà di avere l’estremo di oro idrofilo e l’estremo in carbonio idrofobo. Come hanno dimostrato Ajayan e colleghi, le goccioline di olio sospese in acqua vengono incapsulate a causa della tendenza strutturale ad allineare gli estremi carboniosi verso il petrolio. Con goccioline di acqua sospese sul petrolio, si è riusciti a invertire il fenomeno e ad imbrigliare la gocciolina di acqua.


Fonte: altrogiornale.org





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CHEMTRAILS DATA

Range finder: come si sono svolti i fatti

2 commenti:

  1. Alla faccia di chi vuole farci passare per visionari. La realtà supera la fantasia e la fantascienza diventa realtà. Purtroppo è la peggiore fantascienza, quella del futuro da incubo precognizzato da certi libri di P. Dick (e non solo).

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  2. Vero? Ma ormai è chiaro che chi vuol farci passare per visionari ha più cagarella di noi.

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