sabato, settembre 20, 2008

Dall'indottrinamento all'annientamento dell'essere umano

“Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente”.

B. Brecht


Di recente il gentilissimo Pierpaolo Saba, coordinatore dell'U.S.A.C. Sardegna, mi ha fornito del prezioso materiale relativo alle scie chimiche ed alla sindrome di Quirra nell'isola. E' questa la dicitura con cui sono raggruppate gravi patologie (tumori, leucemie, linfoma non Hodgkin) diffuse nel Sarrabus, "sulla costa sud-orientale della Sardegna, a circa 80 km da Cagliari. Sorge qui la più grande base N.A.T.O. del Mediterraneo, il più vasto poligono sperimentale interforze d'Europa. E' una presenza oscura, lì da più di trent'anni, chiusa e inquietante con i suoi strani bersagli per le esercitazioni sparsi sul litorale o negli altopiani dell'entroterra".

Almeno sin dal 1977, in quest'area, comprendente i comuni di Villaputzu, con la tristemente nota frazione di Quirra, e di Perdasdefogu, sono numerose le morti per malattie tumorali e le nascite di bimbi con malformazioni orribili.
Quasi tutte le vittime operavano all'interno del poligono di tiro per un’azienda, la Vitrociset, che si occupa della manutenzione delle apparecchiature interne, o abitavano nelle campagne circostanti. Le persone colpite, per lo più soldati e pastori, appartengono a tutte le fasce tutte le età. Le analisi ed i prelievi del terreno hanno rilevato la presenza di uranio impoverito, di cesio 136 e tungsteno.

In questi ultimi tempi, è stato accertato che le patologie riscontrate, sono collegabili non alla radioattività degli elementi chimici sopra citati, ma alle nanoparticelle che, non trovando, a causa delle loro ridottissime dimensioni, idonee barriere nell'organismo, penetrano nel cervello, nel fegato, nella milza, nelle ghiandole linfatiche con effetti devastanti.



La sindrome di Quirra è un'atroce dimostrazione di quanto sia immondo l'apparato militare ipocritamente definito "difesa", laddove è strumento di aggressioni, di carneficine e di morte. Eppure questa realtà può solo allungare la già nutrita lista di orrori del nostro pianeta, devastato da generali pazzi e sanguinari, dai folli progetti di dominio del Dottor Stranamore.

La sindrome di Quirra, negata o ignorata o ridimensionata dalle autorità, attribuita dai militari a non meglio precisate tare genetiche, dovrebbe convincere il più strenuo difensore delle istituzioni, il più scalmanato ammiratore delle divise, almeno a tacere o a cambiare discorso. Si trova sempre un avvocato del diavolo, ma qui forse non è così facile. Eppure dove fallisce la malafede di chi celebra i benefici del nucleare, delle emissioni degli inceneritori, degli organismi geneticamente modificati, dei farmaci "anti-tumorali" (è arcinoto che sono dei vari toccasana), riesce l'indottrinamento.

Infatti, tra le vittime dell'uranio impoverito, del tungsteno e del cesio 136, è stato interpellato un soldato che, pur affetto da una sindrome mortale, con incredibile cecità, decanta di fatto i "valori" della "patria", magnifica l’espletamento del servizio. Egli, con intima persuasione pari solo al totale annebbiamento della sua coscienza ottenuto con anni di programmazione e di condizionamento mentale, afferma che è necessario sperimentare i sistemi d'arma, usare proiettili veri e le altre munizioni, per addestrare, in modo efficace, i soldati a combattere sul campo i "nemici". La "patria" va difesa: i nemici vanno neutralizzati. La vittima si identifica in toto con il carnefice e lo ama di un amore infinito, assoluto. Il sottufficiale snocciola, quasi infervorandosi, i luoghi comuni della propaganda bellicista, come fosse un demone che parla attrraverso un posseduto. Sconvolgente!

Questa distorsione della verità, di fronte alla quale il rovesciamento prospettato da Orwell in 1984, sembra quasi ingenuo, è espressa da un alienato che stupra la lingua in modo vergognoso, seppur del tutto inconsapevole. Già: questo stupro è forse più grave delle innominabili nefandezze perpetrate dai militari. Il “dovere" è il carcere mentale che il prigioniero, con le sue stesse mani, ha costruito. I nemici semplicemente non esistono, se non nei deliri di un allucinato. I veri nemici sono quelli che trovano sempre la carne da cannone, carne precedentemente ammollata. Il dovere è autoflagellazione e si potrebbe definire masochismo, se qui in gioco non fosse soltanto una mostruosa tara psichica, ma soprattutto l'inversione satanica del linguaggio, un'inversione antica come il mondo, ma oggi trionfante con il suo nero vessillo.

Dulce et decorum est pro patria mori: è dolce ed onorevole morire per la patria. Questo sventurato, come molti altri, muore contento per Satana e lo venera come fosse Dio.



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6 commenti:

  1. Allucinante.
    Ma la sindrome di Stoccolma è una realtà ampiamente testimoniata, studiata e capita.

    Ciò che mi infastidisce in questo caso è che colui disposto ad immolarsi per ideali nei quali [lui] crede se ne strafrega altamente degli altri, ai quali fa correre lo stesso rischio.
    Se le circostanze porrebbero solo lui in quelle condizioni io direi "ognuno è libero di fare ciò che vuole" ma vige sempre la regola che "la libertà di ognuno finisce dove inizia quella di un altro".
    Incredibile invece di come questi automi siano disposti a sacrificare non solo la loro vita ma anche quella dei propri cari, degli amici, dei conoscenti, dei concittadini...
    Una bestialità!

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  2. Ciao Ray. Conosciamo molti personaggi che hanno un comportamento simile.

    Notare i due pesi e le due misure della dottoressa Gatti, laddove descrive la situazione di reale inquinamento ambientale da polveri di nanoparticelle metalliche, rilevate in atmosfera ed al suolo nelle aree circostanti la base. Nel caso delle scie chimiche, invece, insieme al marito, ella ha più volte affermato che i dati che evidenziano metalli pesanti in acqua, polvere e piante delle aree sottoposte ad irrorazione, non sono attendibili, in quanto non direttametne collegabili agli aerosol indotti. Essi, in quel caso e solo in quello, parlano della necessità di prelievo direttamente nelle scie chimiche.

    Due pesi e due misure, appunto, per tirarsi fuori (anche loro come altri "scienziati") dalla ingombrante questione chemtrails.

    Questa speciosa contraddizione mi premeva evidenziare.

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  3. Buongiorno, Straker,
    …oggi,occasionalmente, navigando sulla rete ho scorto la pubblicazione sul tuo blog circa il caso “Sindrome di Quirra” e Scie chimiche, di cui ti fornii il materiale da te postato.
    Sono davvero contento che ti sia servito e che lo abbia reso pubblico anche se, da quanto ho letto, sia l’atteggiamento del militare ammalatosi di tumore a seguito del servizio prestato, sia quello della Dr.ssa A.Gatti e del marito … soppesando il caso, lasciano troppo spazio ad accuse dirette, in quanto le “Prove” a dimostrazione dell’azione delle polveri e delle altre sostanze tossiche, non sono attendibili se non prelevate direttamente dalle scie…… Personalmente ho contattato il prof. Montanari proponendo una serie di possibili versioni per il prelievo delle sostanze in causa … ed è purtroppo vero che non accetta alcuna versione alternativa se non un prelievo diretto da farsi all’interno delle scie in questione… Già, come fosse così facile…..

    Il sistema, io lo avrei, rimane solo da trovare le disponibilità di un aereo disponibile a levarsi in volo e capace di penetrare all’interno della massa velenosa , dove una sorta di marchingegno (da brevettare) raccoglierebbe automaticamente la prova richiesta.

    Mi rendo conto che anche loro, sono “legati” dal sistema che li ha inglobati…. pertanto sanno bene che nessuno potrà mai ottenere i campioni richiesti…
    A questo proposito possiamo trovare insieme una sorta di collaborazione ulteriore per mettere alla prova il mio d”diabolico” raccoglitore? Oggetto questo che renderebbe definitivamente inconfutabile l’esame ricavato dal materiale prelevato.

    Spero che la mia dritta possa suscitare una certa curiosità.. per questo aspetto una tua in merito.
    Ti auguro una buona domenica.

    Sinceramente,
    .. l’amico Pier Paolo Saba

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  4. Buongiorno Paolo, sono lieto che tu (diamoci del tu) sia rimasto soddisfatto dell'uso che abbiamo fatto del materiale inviatoci. Purtroppo di più non si può fare, viste le scarse possibilità mediatiche che abbiamo ma, senza dubbio, il piccolo filmato verrà ancora usato nei modi e tempi migliori.

    Per quanto attiene alla questione prelievo in quota, ammesso e non concesso che il piano di volo venga approvato, ti riporto quanto è necessario per l'operazione:


    A – L’aeromobile più idoneo è del tipo “Pilatus PC6” solitamente impiegato per il trasporto in quota e il lancio di paracadutisti sportivi. Il PC6 può raggiungere le quote operative necessarie all’esperimento ed è omologato per volare col portellone aperto, non è troppo veloce ma permette di raggiungere quote molto alte in pochi minuti (circa 15 minuti per salire a 5000 metri).



    - Velocità massima: 125 ktas (156 km/h)

    - Velocità di stallo: 58 ktas (72 km/h)

    - Altitudine operativa massima: oltre 8000 metri

    - Massima velocità di salita: oltre 300 metri al minuto

    - Oltre 4 ore di autonomia



    B – Il team a bordo del Pilatus dovrà essere almeno di 4 persone (oltre a pilota ed eventuale co-pilota):

    - Un chimico che sovrintenda alle attività di cattura del particolato;

    - Un cineoperatore che riprenda tutte le attività a bordo e l’ambiente circostante nel quale opera l’aeromobile;

    - Due persone che si alternino tra le seguenti attività:

    - controllo dell’apparecchiatura che cattura il particolato

    - monitoraggio dell’ambiente circostante per indicare al pilota quali chemtrails intercettare.



    Piano operativo

    A grandi linee, il piano prevede l’impiego dei seguenti elementi:


    A - Un aeromobile adeguato (vedi sopra) per il volo in quota e l’intercettazione delle chemtrails;

    B - Un team per l’attività operativa a bordo dell’aeromobile durante il volo di intercettazione delle scie chimiche;

    C - Un’apparecchiatura per la cattura del particolato presente nelle chemtrails;

    D - Un laboratorio specializzato (indipendente e/o governativo) per l’analisi chimica del particolato;

    E - Videocamera per riprendere tutto l’esperimento.

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  5. Dimenticavo...

    I costi sono abbastanza elevati. Si tratta di spendere non meno di 3.000 euro.

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  6. E, non ultimo, per non essere intossicati, gli occupanti del velivolo dovranno essere protetti da adeguate maschere ai carboni attivi ed occhiali protettivi.

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