sabato, settembre 18, 2010

Davide Cervia ed il Progetto RFMP

Pochi giorni fa, è caduto un triste anniversario: Davide Cervia - esperto in armi elettroniche ed ex sottufficiale della Marina originario di Sanremo - venne rapito a Velletri il 12 sett. 1990 da un gruppo di loschi individui (testimonianza del vicino di casa, poi minacciato) e sparì nel nulla. Alla moglie Marisa fu in seguito "consigliato" di smettere di cercare il marito, con la promessa di una cospicua somma di denaro. Nel 2000 la Procura Generale di Roma avocò l'inchiesta con la seguente conclusione: Cervia era stato sì rapito, ma si archiviava il caso per la mancata identificazione dei responsabili. Ed i responsabili? Di mafia è impossibile, quindi il cerchio si restringe necessariamente attorno allo Stato stesso, con i suoi amati onnipresenti Servizi. Direi che spiegare i motivi è superfluo, date le circostanze che vedono i militari governare, giocando con le vite altrui senza alcun permesso, diritto o giustificazione.

Davide si occupava di quello che poi divenne il progetto di mappatura 3D del territorio (per mezzo di spargimento di sali di bario), un programma denominato R.F.M.P. e relativo sottoprogetto V.T.R.P.E. [ VIDEO ] Fu eliminato poiché probabilmente aveva compreso i pericoli a cui si andava incontro, se quel progetto fosse divenuto realtà. Il giovane fu eliminato ed il suo lavoro divenne parte integrante del "programma copertura" a.k.a. chemtrails.

Davide Cervia, esperto sanremese di guerra elettronica, probabilmente fu uno degli esperti di elettronica che elaborarono il sistema noto come RFMP, un sistema che attua una scansione tridimensionale del territorio a fini bellici, previa dispersione di sali di bario nell'atmosfera.

Davide Cervia nasce a Sanremo nel 1959, dove risiede con la famiglia fino al 1978, quando decide di arruolarsi come volontario in Marina, anche se poi rinuncia a rimanere in servizio fino al termine della ferma di sei anni. Accade, infatti, che nel 1982 conosce Marisa Gentile che sposa in quell'anno. Dopo il matrimonio, comincia a provare insoddisfazione per i lunghi periodi di lontananza dalla nuova famiglia che si è formato e decide di congedarsi con un anno di anticipo sulla scadenza naturale. Nel 1988 si trasferisce a Velletri, dove lavora per la società Enertecnel Sud, che ha sede presso Ariccia, trenta minuti di auto dalla sua abitazione.

Davide Cervia viene visto l'ultima volta alle ore 17 del 12 settembre 1990. "Ho visto un gruppo di persone che spingevano Davide con la forza verso l'interno di un'auto color verde scuro. Ho visto anche che lo hanno picchiato e subito dopo gli hanno messo un fazzoletto sulla bocca, come per narcotizzarlo. Davide urlava, faceva resistenza, tentava di difendersi. Poi, forse perché mi aveva visto o forse perché sperava che fossi nel giardino, mi ha chiamato urlando tre volte il mio nome." Così racconta a Marisa (la moglie di Davide Cervia) Mario, un anziano che vive solo da anni, custodendo una villa vicino all'abitazione dei Cervia.

Qualche mese più tardi, due persone si presentano a casa di Mario. Affermano di essere due agenti assicurativi, ma il loro tono è arrogante e perentorio, insistono per entrare in casa, dicono che devono parlargli. L'agricoltore non si fida dei due e riesce a riparare all'interno dell'abitazione. Marisa Gentile, la consorte di Davide Cervia, casualmente viene messa sulla pista giusta da un collega di Davide ancora in servizio. Quando Marisa lo mette al corrente di tutto l'accaduto, il militare non esita a collegare la specializzazione conseguita da Davide con la sua sparizione.

Un ispettore della Digos incontra Marisa. E' insistente: vuole sapere il nome di un ex collega di Davide che prestava servizio a La Spezia ma che è di Napoli. E' questa una descrizione che permette a Marisa di capire subito a chi si riferisce l'ispettore della Digos. Si tratta di una persona che ha fornito alla famiglia indicazioni sul passato in Marina di Davide, successivamente rivelatesi di estrema utilità. In quel momento -ricorda Marisa- ebbi la certezza che le mie conversazioni telefoniche erano regolarmente ascoltate, perché con quella persona ho parlato soltanto al telefono". In seguito si presenta a casa di questo ex collega di Davide un uomo, con la scusa di un censimento sulle Fiat Uno (sic): in realtà è un uomo con incarichi non precisati in Polizia. Se il suo scopo è di intimorire il marinaio, la missione può considerarsi un successo. Da quel momento Davide chiede a Marisa di non contare più su di lui.

Al convento dei Cappuccini di Velletri arriva una lettera anonima da Grottaglie, località in provincia di Taranto. Chi scrive dice di essere la moglie di un ex sottufficiale di Marina, "agganciato" da strani e misteriosi individui che gli chiedono di svolgere il lavoro che sa, se vuole evitare guai. Il fatto che la missiva non sia firmata è giustificato dalla paura di essere individuati e di esporsi quindi a rischi troppo elevati. La speranza dell'anonima scrivente è che l'inchiesta vada avanti e che "i magistrati indaghino meglio nei servizi segreti" per venire a capo della verità.

Il 12 settembre 1994 il Comitato per la verità su Davide Cervia occupa per dodici ore l'ufficio del capo-gabinetto del Ministero della Difesa, alla presenza di numerose telecamere e giornalisti di varie testate.


Lo Stato Maggiore della Marina fornisce ai familiari di Davide ben quattro fogli matricolari diversi, prima di arrivare a quello reale, in cui viene ammessa la qualifica di "specialista Ete/GE (tecnico elettronico/guerra elettronica).

L., un altro collega di Davide Cervia, riferisce: "Il nostro corso in Marina militare era inizialmente di 900 persone. Quando si frequenta il corso base, non sai neppure che esistono le guerre elettroniche. Gli Elt, i tecnici elettronici, erano 120. Dopo i primi tre mesi di corso siamo diventati 90. Dopo un anno, siamo diminuiti a 50 persone. Alla fine del secondo anno, abbiamo portato a termine il corso in 22, di cui solo 6 sistemisti. Noi eravamo orgogliosi di un radar ideato dalle industrie belliche italiane, un radar tridimensionale. Quello che non capivamo proprio, che anzi ci faceva andare in collera, era averlo venduto a 109 paesi. Noi sistemisti siamo stati invitati a compiere "gite turistiche" con le navi, che avevano lo scopo di magnificare e vendere i nostri armamenti ai paesi stranieri. Non immaginavamo per niente il giro di soldi che era dietro al traffico d'armi.

La palazzina dove studiavamo aveva le porte blindate. Eravamo tenuti sotto controllo dai servizi. Scoprivi così che il tuo amabile interlocutore del treno era un uomo della "sicurezza" che ti controllava. All'inizio del corso si presta un giuramento di particolare riservatezza, di livello NATO. Questo giuramento ti permette di accedere a tutti gli uffici che hanno una classe di segretezza affine alla tua.

Per un paese straniero è' quasi impossibile formare dei propri tecnici, perché ci sono delle nozioni-chiave di base per cui neanche un ingegnere elettronico riesce a leggere i manuali delle singole apparecchiature che leggiamo noi. Ma non è un problema d'intelligenza. Ci sono delle chiavi precise per capirle. Io ho conosciuto Davide Cervia alla scuola sottufficiali di Taranto nel 1979. Lui era entrato sei mesi prima di me. Era capo-corso, il primo degli allievi."

"Le indagini ufficiali sono ferme a quel 12 settembre 1990 ed il silenzio, come una pietra tombale che grava su tutti i segreti italiani, rischia di far dimenticare una vicenda drammatica che coinvolge i nostri servizi segreti, sempre loro, lo Stato maggiore della Marina militare ed i trafficanti di tecnologia militare.

Il magistrato che conduce le indagini convoca per la prima volta la moglie di Davide Cervia, Marisa Gentile, dopo sei mesi esatti dalla scomparsa del tecnico. Il sostituto procuratore, Romano Miola, che segue il caso, l'attende nel suo ufficio, ma non è solo. Con lui si trova il procuratore capo, Vito Giampietro, anzi è proprio lui ad interrogarla. Fin dall'inizio il contatto con la Procura non è sereno. Il procuratore chiede a Marisa Gentile di rispondere alle domande con un "sì'" o con un "no" e, ad ogni tentativo della donna di spiegare meglio varie circostanze, viene bruscamente invitata ad attenersi alle richieste o, nella migliore delle ipotesi, interrotta. Il dottor Giampietro contesta ogni episodio riportato dalla moglie del tecnico rapito.

La giornalista Laura Rosati chiede di essere ricevuta dal sostituto Miola il quale, non conoscendo il motivo della visita, è molto cordiale. Il cambiamento del suo atteggiamento è, però, tanto repentino, quanto radicale, non appena viene pronunciato il nome di Davide Cervia. Alzandosi di scatto, terreo in volto, ripete ossessivamente, mentre addirittura volta le spalle all'interlocutrice: "Non posso dire niente, vada via!".

Le intimidazioni colpiscono un po' tutti coloro che tentano di scoprire che cosa si celi dietro il rapimento di Cervia.

Nonostante l'importanza delle affermazioni di L., un ex militare che aveva studiato guerre elettroniche a Taranto con Davide Cervia, gli inquirenti non danno peso alle rivelazioni sulle guerre elettroniche e sulle "gite" che i militari della Marina italiana compiono per pubblicizzare nel mondo il sistema d'arma in cui è specializzato Davide Cervia.

L., dopo essersi congedato dalla Marina per un incidente, viene avvicinato da sconosciuto che gli propone di tornare al suo vecchio lavoro in cambio di soldi. Non accetta. Viene minacciato. L'impianto elettrico della sua auto prende fuoco (come era accaduto a Davide Cervia). Riceve una telefonata: "Hai visto? Può essere l'auto, può essere qualsiasi cosa." L. racconta agli inquirenti di conoscere la situazione di altri tecnici specializzati in guerra elettronica minacciati da sconosciuti, ma il titolare dell'inchiesta non gli chiede nemmeno di chi si tratta. Riceve altri avvertimenti nell'ottobre 1990, poco dopo il rapimento di Cervia. L. vive ancora oggi nascosto. Nessuno lo protegge.

Gli inquirenti prestano, invece, ascolto ad un certo Giuseppe Carbone, di Taranto. Spunta fuori il 22 gennaio 1991. Carbone è la persona giusta al momento giusto. Con la sua versione, tutto quadrò per chi propende per la tesi dell'allontanamento volontario. Nessun intrigo internazionale, nessun rapimento. Ci sono, però, molti dati di fatto che hanno permesso di appurare come Giuseppe Carbone non abbia mai conosciuto Davide Cervia. Eppure occorrono affinché gli inquirenti si accorgano dell'impresentabilità di Carbone. Nessun procedimento per falsa testimonianza pende sul suo capo. Rimane il mistero su chi gli abbia fornito tutte le informazioni su Davide, ma soprattutto ci si chiede come possa conoscere così bene gli ufficiali che lavorano al ministero della Difesa a settecento chilometri da casa sua. Carbone ha una fedina penale consistente: appropriazione indebita, emissione di assegni a vuoto (un reato commesso due volte), reati amnistiati ma che non dovrebbero sfuggire al vaglio di chi indaga su Cervia.

Quando alla moglie di Cervia arrivano le minacce di morte che investono tutta la sua famiglia, decide, per alcuni giorni, la donna di non mandare i figli a scuola. Due carabinieri vanno più volte a scuola per verificare la possibilità di denunciare Marisa Cervia per il mancato adempimento degli obblighi scolastici nei confronti dei figli. La procedura è anomala perché spetta ai capi d'istituto segnalare eventuali inadempienze circa gli obblighi scolastici per opera dei genitori.

Alla trasmissione televisiva "I fatti vostri", Marisa Cervia racconta di aver ricevuto l'offerta di cinquecentomila euro affinché non cerchi più Davide.

Fonti:

Gianluca Cicinelli, Il caso Cervia: un giallo di Stato
http://www.censurati.it/
http://www.peacelink.it/


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- Il Progetto RFMP: i dettagli, 2007

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3 commenti:

  1. Ciao Straker, che brutta storia.

    Viene da ridere, amaramente, quando quei lazzaroni del comitato del paranormale insistono sull'impossibilità che un'operazione come quella delle scie chimiche (alla quale l'episodio citato è strettamente connesso) sarebbe impossibile da occultare, vista la vastità delle funzioni coinvolte.

    Questo racconto è uno dei tanti di pura follia, in cui un gruppo di malandrini decide di barattare un uomo con un cumulo di denaro perchè una moglie smetta di sentire l'impulso di cercare il marito scomparso, ed è un ottimo esempio per smentire quella vigliacca asserzione. Lo rivolgo non ai disinformatori, bensì alle persone che si stanno chiedendo cosa succede e se è davvero possibile che lo stato (e chi sta dietro) possa arrivare a tanto.

    Ma a chi la danno a bere, altrochè se è possibile: non esiste altro comparto più stagno, dove la mano destra non sa cosa fa la sinistra ma tutte e due lavorano allo stesso progetto, come quello militare; il corpo che sicuramente nasconde il maggior numero di segreti in assoluto.

    La storia è piena di persone esperte, geni, tecnici ed inventori brillanti, che sono stati abili nella realizzazione di progetti ambiziosi e potenzialmente utili all'umanità (si veda Tesla), convinti ed orgogliosi del proprio lavoro, come qualunque bravo lavoratore, ma che disgraziatamente - ed inevitabilmente - sono caduti nelle mani più sbagliate che esistevano: quelle dei militari.

    Questi non erano i tempi giusti per certe invenzioni.

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  2. Ciao Ginger, l'Italia è maestra nell'occultare delitti di Stato. Si può dire che tutte le morti eccellenti e le stragi attribuite ai terroristi (cellule dei servizi...) sono di matrice governativa. Il caso di Davide Cervia getta paradossalmente luce sulla questione scie chimiche, mostrando come sia possibile mantenere il segreto su certe questioni grazie alla connivenza marcia di magistratura, politici e forze dell'ordine. Noi del Comitato Tanker Enemy ne sappiamo qualcosa, laddove esposti, querele e denunce sono rimaste per anni lettera morta.

    Il caso vuole che Davide Cervia era di Sanremo...

    Ribadisco il mio motto: Non votare chi ti avvelena!

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  3. La tua analisi, Ginger, è stringente ed impeccabile.

    I militari ottengono tutto ciò che vogliono manu militari. Che Dio li stramaledica.

    Ciao

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